Ripartirà dall'Europa la sfida politica di Forza Italia che, al 26 maggio, guarda come un'opportunità per rilanciare non solo il ruolo dell'Unione rispetto a grandi competitor internazionali ma anche per risollevare l'assetto italiano nei confronti di Bruxelles. In Terris ha esaminato il programma forzista con il senatore Maurizio Gasparri, secondo il quale c'è innanzitutto bisogno di rivedere le relazioni commerciali con il gigante cinese, le regole economiche vigenti e stabilizzare i flussi migratori affinché siano compatibili con le economie europee, sfuggendo a un isolazionismo preponderante che impedisce la creazione di strutture comuni, ad esempio sul piano della difesa.
Senatore, le elezioni europee arrivano in un momento particolarmente caldo per la politica interna del nostro Paese. Forza Italia apre il suo programma invitando gli elettori a considerare la chiamata continentale come un’opportunità per difendere gli interessi dell’Italia a Strasburgo. Da cosa si parte?
“Dal difendere l’Europa, ad esempio, dalla concorrenza sleale asiatica, della Cina in particolare, da un arrivo incontrollato di immigrati dall’Africa, con la gestione dei flussi migratori in maniera che siano compatibili con le possibilità di integrazione con le nostre economie. I cinesi non hanno rispetto delle convenzioni internazionali, non danno garanzie sulla tutela sociale dei lavoratori: riescono a produrre a bassi costi arrivando sui mercati mondiali – fanno parte dell’organizzazione del commercio mondiale, il Wto -. Questo è un tema fondamentale, perché il commercio dev’essere aperto a chi rispetta le nostre stesse regole, altrimenti le nostre aziende, come già sta accadendo, verranno sterminate da una concorrenza sleale. In questo contrasto, l’Italia dev’essere parte attiva per sollecitare l’Europa non a spezzettarsi nei sovranismi dei singoli Stati ma a dar luogo a quello che Berlusconi ha definito sovranismo europeo”.
Ovvero?
“Un’Europa aperta agli scambi commerciali, mettendo però degli argini alle situazioni di disordine e di aggressione, anche economica, che sta subendo con conseguenze molto gravi. In questi anni non lo si è fatto. Anzi, il governo italiano ha stipulato accordi suicidi con la Cina svendendo il Paese ai cinesi che vogliono controllare i nostri porti, aeroporti e infrastrutture in una sorta di colonialismo del nuovo millennio: al posto delle aggressioni militari, c’è una forma di sopraffazione economico-finanziaria. L’Europa deve prenderne coscienza secondo i rapporti internazionali , sulla base del reciproco rispetto”.
Nel vostro programma viene spesso stigmatizzato il “conflitto” in corso con la Russia, mentre emerge un altolà allo sviluppo di interessi reciproci con un’economia in forte espansione come quella cinese. Eppure l’Italia ha più volte mostrato di voler puntare sulla cosiddetta Nuova Via della Seta…
“E' una politica suicida. Noi partecipiamo alle sanzioni alla Russia, che è un Paese verso il quale abbiamo avuto esportazioni e rapporti, e ci mettiamo in ginocchio davanti alla Cina che ci sommerge di prodotti a basso costo e bassa qualità che inficiano sulle nostre produzioni. Forza Italia è per ribaltare la situazione: riprendere i rapporti commerciali con la Russia ed essere invece molto più guardinghi nei confronti della Cina, che deve impegnarsi a rispettare dei protocolli ambientali e le regole sociali analoghe a quelle del mondo occidentale. Esattamente il contrario di quanto si fa adesso”.
A questo proposito, in che modo si traduce, concretamente, l'auspicato volto unico dell’Europa non solo rispetto al tema economico ma anche su altri piani, come la politica estera e difesa?
“Noi riteniamo che si debba dar luogo a una difesa comune europea. Questo consentirebbe una concentrazione degli sforzi economici e organizzativi, anche perché nelle missioni internazionali, nell’opera di contrasto al terrorismo fondamentalista, tipi di azione in cui possono essere chiamati in causa settori di ripresa, c’è l’interesse comune a sostenere nel Medio Oriente, in Africa e in Asia, chi vuole affermare i principi della democrazia e della libertà. E anche nel contrasto a sfide come quella del sedicente Stato islamico, presente anche nei nostri territori come minaccia terroristica. Berlusconi quindi propone che, invece di fare spese plurime che si sovrappongono, realizzare anche dei risparmi attraverso la creazione di una struttura di difesa comune interna. Probabilmente l’egoismo dei singoli Paesi rende questo obiettivo ancora lontano ma non è che non sia quello giusto, quindi perseveriamo nell’indicarlo all’Unione europea. Attualmente c’è un comitato militare dell’Unione, presieduto in questo momento dal generale Graziano, ma bisogna passare a una vera e propria struttura comune. Speriamo ci si riesca”.
Un isolazionismo che può ripercuotersi anche sul tema migratorio, specie per quanto riguarda le politiche di ripartizione…
“La questione è un po’ complessa, perché noi vorremmo ottenere la revisione degli Accordi di Dublino che andavano bene quando gli arrivi erano pochi: questo vuol dire che una persona che richiede asilo, rifugiato o perseguitato, nella fase di domanda per ottenere il riconoscimento, deve rimanere nel Paese dove è arrivato. Gli arrivi sono in Italia, per la sua posizione geografica: con 8-10 mila persone il tutto era gestibile ma non con 200 mila persone, arrivate in base a politiche demagogiche troppo deboli e illusorie. Di queste, buona parte fa domanda per ottenere questo status di rifugiato e, nell’attesa, resta qui. Noi abbiamo chiesto la revisione di Dublino affinché, anche in questa fase di attesa, queste persone possono entrare nei circuiti dei vari Paesi europei. Gli ultimi governi italiani, quelli di sinistra e quello di Conte, non sono riusciti a farsi rispettare e ascoltare in Europa. Quindi, la revisione del Trattato di Dublino che Forza Italia chiede e che anche Tajani ha posto sul tavolo europeo, non è andata avanti per l’incapacità degli ultimi esecutivi”.
Poi ci sono gli irregolari…
“Per quanto riguarda i clandestini, è ovvio che nessuno vuole prendere una quota. Se per i rifugiati vale la revisione di Dublino e la possibilità di domanda per lo status di rifugiato, i clandestini vanno respinti. Ora l’Europa dovrà fare delle quote, poi da ripartire per i vari Paesi. Bisogna essere più severi nei confronti dei clandestini e rivedere le regole. Il problema sorge se il governo litiga con tutti: a quel punto chi condividerebbe la revisione del Trattato di Dublino? Va tenuto presente che i precedenti governi sono stati incapaci di dialogare, e che l’attuale è pericoloso per l’Italia: come in un condominio, se discuti con tutti chi ti apre poi la porta per aiutarti in momenti di difficoltà?”.
Un fattore che potrebbe influire anche sul piano economico, considerate anche le recenti vicende tra Roma e Bruxelles sul tema della Manovra?
“Dobbiamo rivedere le regole economiche e anche una serie di accordi stipulati frettolosamente. Utilizzare gli sforamenti del deficit ma non per la spesa corrente: un Paese può sforare il deficit del 3% rispetto al Pil se fa investimenti, infrastrutture. Quello che non fa il governo italiano oggi, che spende soldi malamente per assistenzialismo anche illusorio, vedi il reddito di cittadinanza, promesso a molti, erogato a pochi. Quindi soldi da spendere per infrastrutture, opere pubbliche: questo è necessario. Fare rivedendo le regole europee ma non per fare false promesse che poi non vengono mantenute, perché alla povertà bisogna dare una risposta di due tipi: da un lato dare dei sussidi agli anziani, raddoppiando i livelli di pensione minima che Berlusconi portò a 516 euro; dall’altro, per i giovani, non sussidi ma lavoro, cantieri, detassazione per chi assume”.
Nella riforma si inserisce, in questo senso, anche il ruolo della Banca centrale europea?
“La Banca centrale è stata fondamentale in questi anni, perché Draghi ha consentito di dare respiro ai Paesi europei, anche all’Italia, acquistando debito pubblico. Se non ci fosse stata la visione della Bce, l’Italia sarebbe stata in difficoltà gigantesche. Dobbiamo ringraziarla per la sua opera ma il fiscal compact e altri accordi troppo restrittivi per le economie dei singoli Paesi. C’è molto da lavorare ma non con le chiacchiere ma i fatti che vogliamo riproporre”.
Cosa aspettarci dalle elezioni europee sul piano del risollevamento demografico?
“Bisogna imporre un grande piano per la natalità, per la casa e per la detassazione a favore delle famiglie. L’Europa deve fare una politica familiare anche per evitare la sua scomparsa demografica: l’Unione europea non può non porsi il problema della sua esistenza fisica. Poi ci saranno anche degli immigrati ma una politica di sostituzione non può farla nessuno, perché sarebbe sbagliato. L’Europa dovrebbe dunque finanziare programmi per le case, per la detassazione a favore dei nuclei familiari più numerosi”.