Un'Europa attenta al futuro, alle necessità dei giovani, vicina alle famiglie e ai poveri, con lo sguardo più rivolto alla solidarietà e all'ambiente e meno alla burocrazia. È questa l'impalcatura su cui poggiano le speranze delle associazioni cattoliche, laiche ed ecclesiali in vista del voto del 26 maggio che rinnoverà il Parlamento europeo. Mentre in Italia il dibattito politico si inasprisce e l'attenzione pubblica sembra guardare a questo voto unicamente come a un test sulla tenuta del Governo, l'appuntamento elettorale di domenica si preannuncia decisivo per il futuro dell’Unione. La posta in gioco, infatti, non riguarda solo la politica nazionale ma ha un respiro molto più ampio: non stupisce allora che a un'Europa sempre meno cristiana, siano le Chiese cristiane a crederci di più. Non è un caso che due giorni fa il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, abbia invitato a non disertare le urne. “È vero che oggi l’Europa è sentita come distante e autoreferenziale – ha detto Bassetti – ma forse il problema non è l’Europa, bensì l’Italia, nella nostra fatica a vivere la nazione come comunità politica”. In altre parole, il presidente della Cei non solo ha invitato a prendere a cuore queste elezioni, storicamente considerate di secondo ordine, ma ha spostato l'attenzione sul nostro Paese, invitando gli italiani a essere “il volto migliore dell'Europa”. Oggi anche l'agenzia della Cei, il Sir, invita in un'editoriale di Stefano De Martis a “non trasformare la consultazione europea in un referendum interno”, ricordando che domenica “si vota per l’Europa e per il suo futuro”.
La visione cattolica per un'Europa migliore
Già nelle scorse settimane, però, il mondo cattolico si era mobilitato: a febbraio era scesa in campo la Commissione delle Conferenze episcopali della comunità europea (Comece) invitando a non snobbare questo appuntamento elettorale. Con l’avvicinarsi del 26 maggio, Azione Cattolica ha invece creato il sito “Iovoto.eu”, una sorta di vademecum per gli elettori, mentre l’Osservatorio Romano ha deciso di dedicare una rubrica settimanale alle tematiche europee. Ma forte è anche l’impegno della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha preparato un breve compendio che illustra la visione europea dell'associazione fondata da don Oreste Benzi. “Abbiamo portato a tutti, in particolare ai candidati per le europee, le proposte che abbiamo maturato nel nostro cammino di condivisione con le persone più fragili e vulnerabili della società”, spiega a In Terris Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. “I cristiani – ribadisce Ramonda – non possono ritirarsi di fronte al compimento delle loro responsabilità storiche nei confronti del futuro del Continente”.
Molto attivo è pure il Movimento Cristiano Lavoratori che nei mesi scorsi ha organizzato oltre cinquanta manifestazioni e convegni in tutta Italia. “Il nostro impegno – sottolinea il presidente di Mcl Carlo Costalli – prende spunto non solo dallo spirito e dai valori dei padri fondatori, ma pure dalla consapevolezza che l’Europa deve rinnovarsi profondamente e ha bisogno di una nuova fase costituente”. Sul futuro dell’Unione europea si è espresso in più occasioni anche Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito, secondo cui “occorre una ricomporre la famiglia comunitaria ritrovando nuova fiducia nell’idealismo cristiano e in un progetto di vita affidabile per i nostri popoli. “L'obiettivo di queste elezioni europee – dichiara Martinez a In Terris – è riporre al centro di ogni programma politico il valore della persona umana e la sua dignità, riattivando quel grande patrimonio storico che ha garantito il bene comune europeo, fatto di accoglienza e solidarietà”.
L'agenda politica per le europee: lavoro, accoglienza e ambiente
Il mondo cattolico, insomma, sembra avere le idee molto chiare sulle priorità dell’agenda politica europea: lavoro, accoglienza, diritti umani, inclusione sociale, migrazioni, ambiente, trasparenza finanziaria. Ed è forse la prima volta che la galassia che comprende enti, associazioni e movimenti si trova d'accordo su una visione d’Europa dove l’identità si traduce in pluralità e coesione: il tutto senza dimenticare che la Chiesa è stata parte della costruzione europea per oltre due millenni, dando un enorme contributo con la sua Dottrina sociale. “Ecco perché queste elezioni arrivano nel momento giusto – afferma Luciano Regolo, condirettore di Famiglia Cristiana – perché l’Europa si trova davanti a grandi sfide economiche, ambientali e sociali. La crisi economica e la paura dei migranti hanno contribuito a far soffiare i venti del sovranismo: ora i cittadini hanno l'occasione di esprimere scelte politiche che potranno rinnovare la fratellanza tra i popoli, rilanciando il progetto europeo”. Non c'è da stupirsi, allora, che questo appuntamento con le urne europee sia più sentito del passato, soprattutto dal mondo cattolico. “I cittadini hanno finalmente preso coscienza del fatto che bisogna tornare alle radici cristiane dell'Europa”, spiega Massimo Gandolfini, presidente del Family Day. “L'opinione diffusa infatti è che questa sia l'Europa della finanza e della burocrazia piuttosto che l’Europa delle persone”. Per Gandolfini, ha fatto bene il card. Bassetti a ricordarci che a Strasburgo e Bruxelles si gioca una parte significativa della nostra vita quotidiana. “Domenica abbiamo una grande occasione per far sentire la nostra voce, non dobbiamo sprecarla”.
L'appello per “l'Europa che vogliamo”
Di grande rilievo è anche l'appello lanciato nei giorni scorsi da un gruppo di associazioni che hanno stilato un documento in cui chiedono ai membri del prossimo Parlamento europeo di dare voce ai corpi intermedi e di rimettere al centro la famiglia, dando spazio a temi come il lavoro, l'ambiente e l'immigrazione. Composto da dieci punti, l'appello è rintracciabile online sul sito “euchevogliamo.com” ed è stato sottoscritto da numerosi esponenti politici, come il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ma anche da associazioni ed enti come Alleanza Cattolica, Associazione Famiglie numerose, Esserci, Movimento per la Vita, Centro Studi Livatino. L’appello non si risolve nella solita forzatura moralistica solo su alcuni temi, ma vuole offrire un panorama complessivo strategico sull'Europa a partire da una antropologia cristiana”, spiega Domenico Menorello, coordinatore dell’Osservatorio parlamentare “Vera Lex?” che fa parte del progetto.