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Capigruppo: il Senato voterà sul calendario

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Martedì 20 agosto il premier Conte sovrà presentarsi al Senato per le comunicazioni sulla crisi di governo e il conseguente voto sulla mozione di sfiducia. E' quanto è stato deciso dalla capigruppo al Senato ma, sul calendario – nonostante sia stato approvato a maggioranza da M5s, Pd e gruppo Misto – l'Aula dovrà votare domani, 13 agosto, alle 18, secondo la norma del regolamento fatta valere dalla presidente Elisabetta Casellati. Sei giorni più tardi della data poposta dal centrodestra – con Lega, Fi e Fratelli d'Italia – che aveva proposto infatti di la riunione di Palazzo Madama – per ascoltare conte e anticipare il voto sul governo il prima possibile – mercoledì 14 agosto, dopo la commemorazione della tragedia del Ponte Morandi.

Le reazioni

“Uno spettacolo indegno e una forzatura gravissima quando nella capigruppo c'era l'accordo della maggioranza che avrebbe riferito in 20 in Aula”, ha dichiarato il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci, parlando di “ennesimo oltraggio al Parlamento. La Casellati – ha aggiunto – non doveva prestarsi”. Dello stesso avviso anche Leu, infatti la senatrice Loredana De Petris ha voluto denunciare la scelta di “piegare il regolamento a chi ha deciso dalla spiaggia”. “Siamo pronti a votare anche domani per restituire la parola agli elettori – ha afferamto il capogruppo di Fdl, Luca Ciriani -. La notizia di oggi è che è stato impedito di votare la sfiducia al premier per far sopravvivere Conte e dare vita a una nuova maggioranza”. “Le comunicazioni fanno parte di un traccheggiametno di M5s e Pd per creare una rampa di lancio per un Conte bis o un nuovo governo”, ha dichiarato Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia. “Il Pd dica subito se vuole votare a favore della mozione di sfiducia a Conte o creare un nuovo governo. Noi non vogliamo creare accordicchi di palazzi. Casellati ha seguito il giusto percorso”. 

Caos Pd

Nel frattempo, coi rappresentanti politici che si confrontano a Palazzo Madama, l'ingranaggio attivato da Salvini rischia di porre un freno al tentativo di Zingaretti di restituire una linea unitaria al Partito democratico. Anzi per qualcuno, come l'ex ministro Carlo Calenda, i dem si sono già scissi: “Il Pd è finito – ha detto ai microfoni di 'Circo Massimo' su Radio Capital -. Così com'è, è finito sicuramente. Dopodiché può decidere di andare oltre se stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso”. La presa di posizione di Matteo Renzi è arrivata prendendo in contropiede un po' tutto il partito, dividendo i dem tra chi sembra interessato a un'intesa coi Cinque stelle (lo stesso ex segretario Dario Franceschini ha invitato il partito a ragionarci sopra senza, però, delegittimare Zingaretti che aveva stigmatizzato l'ipotesi) e chi la riterrebbe la fine dell'esperienza del Nazareno: “Ci sono due Pd – ha proseguito Calenda -: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito. Nell'ultima direzione ho proposto di creare una segreteria politica in cui la gente si guarda in faccia e prende una decisione comune. I primi a non volerlo sono stati i renziani. Renzi non si siede con nessuno, non prende la telefonata di nessuno e non discute con nessuno. Questa è la verità”.

Di Maio: “La Lega faccia dimettere i suoi ministri”

Capitolo M5s. Dopo il post di Grillo in cui arrivava la chiama all'unità per il Movimento, anche Luigi Di Maio prova a tenere la posizione, ribadendo che sarà il Presidente della Repubblica a decidere “se e quando andare al voto” e invitando la Lega a fare un passo indietro concreto dal governo: “Faccia dimettere tutti i suoi ministri da questo governo. I ministri della lega dovrebbero votare contro se stessi. Noi saremo al fianco di Giuseppe Conte. Ha il diritto di presentarsi alle Camere per dire quello che abbiamo fatto, quello che potevamo fare e che non faremo. Ci devono guardare negli occhi”. E non si risparmia un'offensiva contro il leader del Carroccio: “Salvini non ha tradito il movimento o Conte, ma milioni di italiani a cui per 14 mesi aveva detto che non guardava i sondaggi. Ha tradito il contratto di governo per i suoi interessi”.

DM:
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