Papa: “Uniti a Cristo non siamo mai soli”

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“In questi giorni Piazza San Pietro è chiusa, perciò il mio saluto si rivolge direttamente a voi che siete collegati attraverso i mezzi di comunicazione”, afferma papa Francesco dopo aver recitato la preghiera dell’Angelus, trasmessa in diretta streaming da Vatican News. “In questa situazione di epidemia, nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati, siamo
invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa – evidenzia il Pontefice -. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un’unione che si alimenta con la preghiera, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Questo lo dico per tutti, specialmente per le persone che vivono sole”. Jorge Mario Bergoglio rinnova la sua vicinanza “a tutti i malati e a coloro che li curano, come pure ai tanti operatori e volontari che aiutano le persone che non possono uscire di casa e a quanti vanno incontro ai bisogni dei più poveri e dei senza dimora”. Francesco ringrazia “quanti hanno pregato per me nel settimo anniversario della mia elezione a successore di Pietro. Grazie, e continuate a farlo!”. E, invoca il Pontefice, “Maria Santissima ci aiuti a coltivare il desiderio del Cristo, fonte di acqua viva, l’unico che può saziare la sete di vita e di amore che portiamo nel cuore”.

Terza domenica di Quaresima

Oggi il Papa ha guidato la recita della preghiera dell’Angelus dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. “Il brano evangelico di questa domenica, terza di Quaresima, presenta l’incontro di Gesù con una donna samaritana– evidenzia il Pontefice-. Egli è in cammino con i suoi discepoli e fanno sosta presso un pozzo, in Samaria. I samaritani erano considerati eretici dai Giudei, e molto disprezzati. Gesù è stanco, ha sete. Arriva una donna a prendere acqua e lui le chiede: “Dammi da bere“. Così, rompendo ogni barriera, Gesù comincia un dialogo in cui svela a quella donna il mistero dell’acqua viva, cioè dello Spirito Santo, dono di Dio”. Infatti, alla reazione di sorpresa della donna, Gesù risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva“.  Al centro di questo dialogo c’è l’acqua. Da una parte, “l’acqua come elemento essenziale, che appaga la sete del corpo e sostiene la vita, dall’altra, l’acqua come simbolo della grazia divina, che dà la vita eterna”.

Acqua dalla roccia

Nella tradizione biblica, puntualizza Jorge Mario Bergoglio, “Dio è la fonte dell’acqua viva: allontanarsi da Lui e dalla sua Legge comporta la peggiore siccità”. E’ “l’esperienza del popolo d’Israele nel deserto: nel lungo cammino verso la libertà, esso, arso dalla sete, protesta contro Mosè e contro Dio perché non c’è acqua“. Allora, “per volere di Dio, Mosè fa scaturire l’acqua da una roccia, come segno della provvidenza di Dio che accompagna il suo popolo e gli dà vita”. E l’apostolo Paolo “interpreta quella roccia come simbolo di Cristo, anzi, come misteriosa figura della sua presenza in mezzo al popolo di Dio in cammino”. Cristo, infatti, è “il Tempio dal quale, secondo la visione dei profeti, sgorga lo Spirito Santo, che purifica e dà vita: chi ha sete di salvezza può attingere gratuitamente da Gesù, e lo Spirito diventerà in lui o in lei una sorgente di vita piena ed eterna“.

Fonte della testimonianza

“La promessa dell’acqua viva che Gesù ha fatto alla Samaritana è divenuta realtà nella sua Pasqua: dal suo costato trafitto sono usciti sangue e acqua– spiega il Pontefice-
Cristo, Agnello immolato e risorto, è la sorgente da cui scaturisce lo Spirito Santo, che rimette i peccati e rigenera a vita nuova”. Questo dono, secondo Francesco, è anche “la fonte della testimonianza“. Sostiene il Papa: “Come la Samaritana, chiunque incontra personalmente Gesù vivo sente il bisogno di raccontarlo agli altri, così che tutti arrivino a confessare che Gesù è veramente il salvatore del mondo, come dissero poi i compaesani di quella donna”. Quindi, avverte Jorge Mario Bergoglio, “anche noi, generati a vita nuova mediante il Battesimo, siamo chiamati a testimoniare la vita e la speranza che sono in noi”. E, conclude Francesco, “se la nostra ricerca e la nostra sete trovano in Cristo pieno appagamento, manifesteremo che la salvezza non sta nelle “cose” di questo mondo, ma in Colui che ci ha amati e sempre ci ama: Gesù nostro Salvatore”.

Sergio Galeazzi: