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Il Papa in udienza benedice la campana chiamata la “voce dei non nati”

Il Papa esordisce così all'udienza del mercoledì: "Sembra che il tempo non è tanto buono, ma vi dico buongiorno lo stesso"

“Sembra che il tempo non è tanto buono, ma vi dico buongiorno lo stesso”. Con queste parole, pronunciate a braccio mentre la pioggia cominciava a cadere su piazza San Pietro e gli ombrelli ad aprirsi, il Papa ha cominciato la consueta udienza del mercoledì, nel Cortile di San Damaso, davanti a circa 500 persone.

L’udienza del Papa

“Per uscire migliori da una crisi come quella attuale, che è una crisi sanitaria e al tempo stesso sociale, politica ed economica, ognuno di noi è chiamato ad assumersi la sua parte di responsabilità, cioè condividere le responsabilità”, ha ribadito Francesco a proposito dell’emergenza sanitaria in corso.

“Dobbiamo rispondere non solo come persone singole, ma anche a partire dal nostro gruppo di appartenenza, dal ruolo che abbiamo nella società, dai nostri principi e, se siamo credenti, dalla fede in Dio”, la rotta indicata da Francesco.

Libertà

Che subito dopo ha denunciato: “Spesso, però, molte persone non possono partecipare alla ricostruzione del bene comune perché sono emarginate, sono escluse, sono ignorate; certi gruppi sociali non riescono a contribuirvi perché soffocati economicamente o politicamente”.

“In alcune società, tante persone non sono libere di esprimere la propria fede e i propri valori, le proprie idee: se le esprimono con libertà, vanno in carcere. Altrove, specialmente nel mondo occidentale, molti auto-reprimono le proprie convinzioni etiche o religiose“.

“Ma così non si può uscire dalla crisi, o comunque non si può uscirne migliori, usciremo in peggio”, il monito del Papa, secondo il quale “affinché tutti possiamo partecipare alla cura e alla rigenerazione dei nostri popoli, è giusto che ognuno abbia le risorse adeguate per farlo”.

Sussidiarietà

E’ necessario per uscire dalla crisi, dice il Papa, applicare il “principio di sussidiarietà”, che ha “un doppio dinamismo: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto”. “Forse non capiamo che cosa significa questo, ma è un principio sociale che ci fa più uniti”, ha aggiunto a braccio.

L’esempio citato è quello di Pio XI, che “dopo la grande depressione economica del 1929 spiegò quanto fosse importante per una vera ricostruzione il principio di sussidiarietà”.

“Da un lato, e soprattutto in tempi di cambiamento, quando i singoli individui, le famiglie, le piccole associazioni o le comunità locali non sono in grado di raggiungere gli obiettivi primari, allora è giusto che intervengano i livelli più alti del corpo sociale, come lo Stato, per fornire le risorse necessarie ad andare avanti”, ha spiegato Francesco.

Povertà

“Ad esempio, a causa del lockdown per il coronavirus, molte persone, famiglie e attività economiche si sono trovate e ancora si trovano in grave difficoltà. Perciò le istituzioni pubbliche cercano di aiutare con appropriati interventi, sociali, economici, di salute”.

Dall’altro lato, però, “i vertici della società devono rispettare e promuovere i livelli intermedi o minori. Infatti, il contributo degli individui, delle famiglie, delle associazioni, delle imprese, di tutti i corpi intermedi e anche delle Chiese è decisivo”.

Responsabilità

“Lasciar parlare tutti: così funziona il principio di sussidiarietà“, ha spiegato, a braccio. Il Papa ha poi spiegato che i corpi intermedi, “con le proprie risorse culturali, religiose, economiche o di partecipazione civica, rivitalizzano e rafforzano il corpo sociale, cioè c’è una collaborazione dall’alto in basso, dallo Stato al popolo, e dal popolo in alto, e questo è proprio l’esercizio del principio di sussidiarietà”.

“Non possiamo lasciare fuori dalla partecipazione questa gente: la loro saggezza, la saggezza dei popoli più umili, non può essere messa da parte”, l’appello di Francesco, secondo il quale “ciascuno deve avere la possibilità di assumere la propria responsabilità nei processi di guarigione della società di cui fa parte”.

Saggezza dei popoli indigeni

“Quando si attiva qualche progetto che riguarda direttamente o indirettamente determinati gruppi sociali, questi non possono essere lasciati fuori dalla partecipazione”, l’invito: “La loro saggezza non può essere messa da parte”.

“Purtroppo, questa ingiustizia si verifica spesso là dove si concentrano grandi interessi economici o geopolitici, come ad esempio certe attività estrattive in alcune zone del pianeta”, il monito del Papa. Al contrario, “le voci dei popoli indigeni, le loro culture e visioni del mondo non vengono prese in considerazione”.

“Oggi, questa mancanza di rispetto del principio di sussidiarietà si è diffusa come un virus”. È l’analisi del Papa ripreso dal Sir.

Gli ultimi

“Pensiamo alle grandi misure di aiuti finanziari attuate dagli Stati”, l’invito di Francesco: “Si ascoltano di più le grandi compagnie finanziarie anziché la gente o coloro che muovono l’economia reale. Si ascoltano di più le compagnie multinazionali che i movimenti sociali. Parlando in dialetto quotidiano, si ascoltano più i potenti che i deboli”.

“E questo non è il cammino, non è il cammino umano, non è il cammino che ci ha insegnato Gesù, non è attuare il principio di sussidiarietà”, ha aggiunto a braccio: “Nel sottocosciente collettivo di alcuni politici, o di alcuni lavoratori sociali, c’è questo motto: tutto per il popolo, niente con il popolo. Dall’alto in basso, ma senza ascoltare la saggezza del popolo, senza far attuare questa saggezza nel risolvere questi problemi o nell’uscire da questa crisi”.

Coronavirus

“Pensiamo anche al modo di curare il virus”, l’altro esempio scelto dal Papa: “Si ascoltano più le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari, impegnati in prima linea negli ospedali o nei campi-profughi”.

“Questa non è la strada buona, tutti vanno ascoltati, quelli che sono in alto e quelli che sono in basso”, la denuncia di Francesco. “Per uscire migliori da un a crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti – conclude – specialmente degli ultimi”.

La campana con la scritta in polacco: “La vita di un bambino inizia sotto il cuore della madre”

La benedizione della campana per i bimbi non nati

“Tra poco benedirò una campana che si chiama ‘La Voce dei non Nati’, commissionata dalla Fondazione “Sì alla Vita”. Lo ha detto il Papa, salutando i fedeli polacchi al termine dell’udienza.

“Essa accompagnerà gli eventi volti a ricordare il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale”, ha spiegato Francesco: “La sua voce risvegli le coscienze dei legislatori e di tutti gli uomini di buona volontà in Polonia e nel mondo”.

Sulla campana dei pro life polacchi sono incise le parole del beato padre Jerzy Popieluszko (1947-1984), il sacerdote martire ucciso dal regime comunista – “La vita di un bambino inizia sotto il cuore della madre” – assieme al messaggio esplicito del Quinto Comandamento dato da Dio a Mosè “Non uccidere”.

Saluti

Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha auspicato che “la testimonianza di fede e di carità che animò san Pio da Pietrelcina, di cui oggi facciamo memoria, sia per ciascuno un invito a confidare sempre nella bontà di Dio, accostandosi con fiducia al Sacramento della Riconciliazione, di cui il Santo del Gargano, instancabile dispensatore della misericordia divina, fu assiduo e fedele ministro”.

Poco prima, salutando i fedeli di lingua spagnola, il Santo Padre aveva ricordato i cinque anni dal suo viaggio a Cuba, salutando “tutti i figli e le figlie di quella amata terra”.

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