“In Italia sono state fatte 610 Unità speciali di continuità assistenziale Usca sulle 1200 previste, in alcune regioni le hanno anche cancellate. Il risultato è che nelle regioni dove non ci sono le Usca c’è il tasso di ospedalizzazione più alto”. Ad affermarlo è Antonio Magi, presidente dell‘Ordine dei medici di Roma, intervenuto a Radio Cusano Campus. Riferendosi quindi alla sentenza del Tar del Lazio che stabilisce che i medici di famiglia non possono visitare i pazienti Covid a casa, Magi sottolinea che “il medico in quanto tale ha l’obbligo deontologico di seguire il proprio paziente”.
Il lavoro di tracciamento delle Uscar
La sentenza non riguarda l’attività dei medici, ma interviene su un argomento specifico. “Per evitare che i medici di famiglia si possano ammalare, si sono formate con la legge 14 del marzo 2020 le cosiddette Usca. Qui non sono previsti medici di famiglia ma un’equipe di specialisti ed infermieri che va a seguire il paziente a domicilio. Nel Lazio sono state fatte invece le Uscar, che però finora hanno fatto un lavoro di tracciamento, andavano cioè a fare i tamponi, però non sono state fatte le visite a domicilio”. La sentenza del Tar, conclude, “dice che nelle Usca non ci devono essere i medici di famiglia, che devono continuare a fare la loro attività canonica”.
Per l’ordine dei medici non bisogna allentare le misure restrittive
I dati “mostrano segnali di rallentamento della crescita dell’epidemia da SarsCov2. Tuttavia le condizioni di sovraccarico del sistema ospedaliero, con occupazione delle Terapie Intensive e aree COVID particolarmente elevata, impongono di non allentare le misure restrittive. Ricordiamo che nell’ultima settimana si sono contati oltre 200mila nuovi casi e 4.980 decessi mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34mila”. È l’appello dell’Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria sulle riaperture in prossimità delle festività natalizie.