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Navalny dimesso dall’ospedale di Berlino. Putin: “Si è avvelenato da solo”

Il leader dell'opposizione russa Alexey Navalny è stato dimesso stamattina dall'ospedale la Charité di Berlino dopo 32 giorni

Il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny è stato dimesso stamattina dall’ospedale la Charité di Berlino, dove era stato ricoverato dopo il presunto avvelenamento a Tomsk. Secondo i medici, ripresi da Ansa, una completa guarigione è “possibile”.

“Lo stato di salute del paziente è migliorato – hanno spiegato i dottori – a tal punto che le cure mediche sono state interrotte”. In un comunicato l’ospedale ha sottolineato che le possibili conseguenze a lungo termine non possono però ancora essere valutate. L’oppositore russo è stato dimesso dopo un ricovero durato 32 giorni.

Per Putin può essersi “avvelenato da solo”

Nell’ultimo colloquio telefonico con il presidente francese, Emmanuel Macron, il 14 settembre scorso, il presidente russo Vladimir Putin avrebbe sollevato l’ipotesi che Alexei Navalny “possa aver ingerito il veleno da solo“, per motivi non precisati, e che il Novichockun agente nervino – sia una “sostanza meno complessa di quanto si creda”.

E’ quanto si legge in un articolo pubblicato dal giornale Le Monde e intitolato “Tra Macron e Putin un dialogo tra sordi”. Nel colloquio, Putin avrebbe parlato “di Alexei Navalny in termini dispregiativi, considerandolo un semplice agitatore sul web che avrebbe simulato malori in passato”.

Sempre secondo Le Monde, ripreso da Ansa, Navalny avrebbe inoltre evocato la possibilità di “esplorare altre piste, come una che conduce in Lettonia, perché l’inventore del Novichock sarebbe residente lì”, quando invece “diversi scienziati sovietici sono stati associati al suo sviluppo”, precisa Le Monde.

Da parte sua, Emmanuel Macron ha “immediatamente respinto la pista lettone o l’ipotesi di un’auto somministrazione del veleno”. Per Le Monde, “i dinieghi del presidente russo nel caso Navalny rivelano la sterilità degli scambi tra Parigi e Mosca”.

Lo scorso 14 settembre i laboratori in Francia e Svezia, oltre a quello in Germania, avevano confermato l’avvelenamento col Novichok del dissidente russo.

Manifestazione in favore di Alexey Navalny

Il primo post

Lo scorso 19 settembre aveva pubblicato il suo primo post su Instagram dal presunto avvelenamento. In quella occasione aveva scritto: “La strada verso la guarigione è chiara anche se non vicina. Il telefono nelle mie mani è inutile come un sasso e versarsi un bicchiere d’acqua si trasforma in una vera e propria impresa”. Il post era accompagnato da una foto che lo ritraeva mentre scendeva le scale da solo e senza flebo.

Affidando al social i suoi pensieri, l’oppositore russo aveva detto che “di recente” faceva fatica a “riconoscere le persone”, aveva difficoltà non solo a parlare, ma anche a pensare una parola da scrivere su una lavagna che i medici gli avevano fornito. “Ho le gambe tremanti quando salgo le scale e penso dov’è l’ascensore?, aveva aggiunto, precisando che “molti problemi vanno ancora risolti“.

Oggi, le dimissioni, dopo aver riconosciuto e ringraziato i medici della Charité: “Mi hanno trasformato da ‘persona tecnicamente viva’ a qualcuno che ha tutte le possibilità di diventare di nuovo una forma superiore dell’essere della società moderna”.

L’avvelenamento

Nei giorni scorsi, sono spuntate nuove ipotesi sull’avvelenamento dell’oppositore russo. I suoi colleghi del Fondo anticorruzione hanno detto che ad avvelenarlo sarebbe stata una bottiglietta di acqua fornita gratuitamente dall’hotel nel quale alloggiava prima della partenza.

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