Dopo mesi di scontri e decine di vittime in entrambi gli schieramenti, Armenia e Azerbaigian hanno finalmente raggiunto un accordo per un totale cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh. A ‘benedire’ l’accordo il presidente russo Vladimir Putin.
Gli scontri armati tra l’Armenia e l’Azerbaigian lungo la linea di confine che separa la repubblica autoproclamata del Nagorno Karabakh dall’Azerbaigian erano iniziati in luglio e ripresi con violenza lo scorso 27 settembre. Lo scorso 10 ottobre era stata firmata una prima tregua, durata però solo ventiquattro ore.
Conflitto lungo decenni
“Questo conflitto ha radici lontane – ha spiegato Chiristian Cabello a In Terris in uno specifico approfondimento – e pone le sue origini nel Caucaso meridionale – nell’ormai lontano 1991 – quando, contestualmente alla dissoluzione dell’URSS, quando la regione del Nagorno Karabakh, a maggioranza armena ma sotto la giurisdizione azera, proclamò unilateralmente la sua indipendenza. Questo causò un aspro conflitto tra l’Armenia a maggioranza cristiana e l’Azerbaigian a maggioranza mussulmana, rispettivamente sostenuti da Russia e Turchia. E, monostante nel corso degli anni vi siano state diverse trattative di pace e conseguenti cessate il fuoco, sovente si sono verificati nuovi scontri armati”. Come in questi mesi.
“Intesa dolorosa”
Una “intesa dolorosa“, dichiara il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, ma dettata dalla volontà di porre fine ai combattimenti. Poco dopo l’annuncio, una folla inferocita ha invaso la sede del governo armeno a Erevan saccheggiando e vandalizzando gli uffici.
L’occupazione del Parlamento
Anche il parlamento è stato assaltato dai manifestanti contrari all’intesa. La folla ha occupato i seggi dei parlamentari, gridando “dimettetevi!” e “fuori!”, riporta msn.com. Ne sono seguiti risse e violenti scontri verbali tra i manifestanti che cercavano di salire sul podio per parlare e alcuni deputati che tentavano di metterli a tacere. La polizia armena ha poi ripreso il controllo della sede del governo e del Parlamento a Erevan. Lo riporta la AFP.
Un cordone di poliziotti in antisommossa è stato posizionato di fronte al governo, sul piazzale dell’edificio. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha invitato i manifestanti a tornare a casa, scrivendo su Facebook: “In questo momento difficile dobbiamo stare fianco a fianco”.
Il messaggio della Comunità Armena di Roma
“Gli abitanti della piccola repubblica de facto dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), 150.000 persone in 11.000 chilometri quadrati, chiedono solo di poter godere del proprio diritto all’autodeterminazione, di vivere in pace e guardare con serenità al futuro”, ha scritto in un messaggio a In Terris il Consiglio per la Comunità Armena di Roma.
Peace keeping nel Nagorno-Karabak
Il primo passo dell’intesa si svolge oggi, 10 novembre, con il dispiego il contingente di peace keeping russo nella zona di conflitto. “La Russia, in accordo con l’intesa raggiunta tra Putin e i leader di Azerbaigian e Armenia, dispiegherà il suo contingente di peace keeping nel Nagorno-Karabakh, a partire da questa mattina, in contemporanea con il ritiro delle forze armate armene“, ha spiegato un comunicato diramato dal ministero della Difesa russo.
Il commento del presidente dell’Azerbaigian
“Sarà una missione di peacekeeping congiunta di Russia e Turchia. E’ un nuovo formato”, ha dichiarato il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev durante una videoconferenza con il presidente russo Vladimir Putin mandata in onda dalla tv di Stato azera e ripresa dall’agenzia Interfax.
“Le forze armate della Repubblica dell’Azerbaigian e della Repubblica d’Armenia rimarranno sulle posizioni che ricoprono attualmente, lungo la linea di contatto nel Nagorno-Karabakh”, ha evidenziato Putin.
“Il punto 5 dell’accordo prevede un centro di peacekeeping per monitorare il cessate il fuoco in modo da rinforzare l’efficacia del controllo sul rispetto degli accordi da parte delle fazioni in conflitto”, ha aggiunto Aliyev, secondo cui si tratta di “un nuovo meccanismo di monitoraggio nel quale sono rappresentate Russia e Turchia”.
“Per questo motivo – conclude Aliyev – la Turchia svolgerà un ruolo negli sforzi futuri per risolvere il conflitto”.
L’incontro tra i ministri di Russia e Turchia
Messaggio confermato dai ministri degli Esteri di Russia e Turchia, Serghiei Lavrov e Mevlut Cavusoglu, che sempre in queste ore hanno discusso al telefono della situazione nel Nagorno-Karabakh e “si sono scambiati opinioni sugli ulteriori passi che è necessario fare in questo contesto”. Lo scrive la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova, in un’intervista a Radio Eco di Mosca ripresa dall’agenzia Interfax e da Ansa. La Turchia è direttamente interessata e coinvolta nel conflitto perché confina a Est sia con l’Armenia che con l’Azerbaigian. Nello specifico, mantiene costanti rapporti economici e diplomatici con l’Azerbaigian, Paese anch’esso (come la Turchia di Erdogan) a maggioranza musulmana.
Le congratulazioni del ministro degli Esteri turco
“Il nostro caro Azerbaigian ha ottenuto un importante risultato sul terreno e al tavolo negoziale. Mi congratulo vivamente per questo successo benedetto. Continueremo a essere una sola nazione e un solo cuore con i nostri fratelli azeri”, ha infatti scritto su Twitter il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, commentando l’accordo con l’Armenia sul conflitto in Nagorno-Karabakh e confermano i rapporti di “buon vicinato” tra i due Paesi.