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Vent'anni senza Battisti, il genio che parlava in musica

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L'aria timida, senza mai un eccesso o un comportamento che non fosse discreto, sul palco e fuori, potrebbero trarre in inganno: Lucio Battisti è stato un innovatore, uno capace di sovvertire gli equilibri della musica leggera italiana e di rivoluzionare silenziosamente i canoni del pop attraverso testi impegnati (quelli immortali, scritti assieme a un altro genio come Mogol, a cui era affidata la penna) e canzoni in grado di sondare terreni i inesplorati dell'animo umano e del contesto sociale nel quale si muove. Battisti cantava tutto e tutti cantano Battisti. E' assodato, è un canone, non c'è probabilmente italiano che non conosca le canzoni sue e di Mogol, tanto che sarebbe superfluo elencare i titoli più noti. Basti ricordare che ne scrissero a dozzine, tutte con una loro storia. Oggi, a vent'anni esatti dalla morte del cantante, sembra come se il mondo culturale italiano si sia accorto all'improvviso di quanto manchi, oggi, una personalità come quella di Battisti nel panorama musicale italiano. Uno capace di cambiare sul serio, parlando solo con la musica.

Lo stile

Lucio Battisti morì ancora giovane ma già da qualche tempo lontano da quei riflettori che, in realtà, non aveva mai amato. In televisione ci andava ma parlava poco, giusto il tempo di salutare il presentatore di turno e il pubblico prima di imbracciare la chitarra o prendere in mano il microfono. Poi era musica, pura e semplice, accordi e note. Guai però a pensare che la sua fosse solo interpretazione: quello con Mogol fu un sodalizio che, per scelta, volle vedere la realtà da ogni tipo di angolazione, senza ripetere nulla, refrattario a qualsiasi tipo di convenzione e di sicuro successo. Per questo, nel 1970, Battisti arrivò a rompere con la Ricordi al momento della pubblicazione dell'album Amore e non amore, ritenuto eccessivamente sperimentale dalla casa discografica che, allora, preferì puntare su Emozioni, rimandando di 8 mesi l'uscita del nuovo concept.

Il ricordo di Mattarella

Oggi Battisti lo ricordano un po' tutti, forse perché nessuno immaginava davvero che fossero già passati vent'anni dalla sua scomparsa, tanto le sue canzoni continuino a sprigionare attualità. Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto omaggiare l'artista inviando una lettera a sua moglie, Grazia Letizia Veronesi: “A vent'anni dalla precoce perdita di Lucio Battisti, figura indimenticabile della musica leggera italiana del secondo novecento, desidero ricordarne lo spessore artistico, la fervida creatività e le intuizioni geniali che hanno dato vita a opere intramontabili”. Il Capo di Stato ha definito Battisti un “autentico precursore e interprete delle emozioni, delle inquietudini e dei mutamenti sociali e culturali di un'epoca ha influenzato generazioni di cantautori”. Vero, ma quello di Battisti fu soprattutto, parafrasando il titolo di una delle sue canzoni più famose, il suo “canto libero”. Il suo e, un po', anche il nostro.

Mattia Damiani: