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Le canzoni, bene Lo Stato sociale e Meta-Moro

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Intendiamoci: la serata è stata di Fiorello che, in una mezz'ora complessiva, ha scaldato il pubblico dell'Ariston e regalato uno show nello show che, da solo, vale metà del pacchetto. L'altra metà Baglioni l'ha saggiamente inquadrata sulla musica e, nonostante uno spettacolo che, tutto sommato, fila in modo piacevole, la scelta di lasciare spazio alla canzone in occasione del Festival che, a ben vedere, è della canzone, si è rivelata azzeccata. Venti testi, per la verità, sono tanti per essere la prima serata: così, dall'apertura durante la cena di Annalisa, si è chiuso all'una di notte con l'esibizione delle Vibrazioni. In mezzo, una performance di tutto rispetto dei tre conduttori, senza picchi ma nemmeno grosse sbavature: merito di un Favino ironico e a tratti anche divertente, di una Hunziker a suo agio senza strafare, e di un Baglioni bravo a lasciare sufficiente spazio alla sua squadra, riservandosi il diletto e l'onere di ripresentare, assieme a Morandi, il progetto “Capitani coraggiosi”.

Annalisa
Ma, nel Festival della canzone, è anche giusto dare spazio a note e strumenti. E ai testi, certo. Quello che, forse, è un po' mancato ad Annalisa che, alla quarta apparizione sul palco di Sanremo, arriva ancora una volta con una canzone (Il mondo prima di te) che non rende pienamente giustizia alla sua voce. Apre il Festival di fatto da veterana, con classe e timbro. E un pezzo che si lascia comunque ascoltare.

Ron
Prendete un cantautore navigato, un testo a firma Dalla, una voce soave accompagnata da una chitarra suonata divinamente ed ecco che viene fuori Almeno pensami, inedito del grande Lucio che Ron regala all'Ariston con la consueta classe ed eleganza. Magari non vincerà il Festival ma con la sua presenza la musica italiana guadagna punti.

The Kolors
Stash & co. lasciano da parte l'inglese per cimentarsi coi rigori di Sanremo senza rinunciare a timbri e accordi tipici. Ne viene fuori una canzone, Frida (Mai, mai, mai), che mira furbescamente all'imprinting del ritornello, pronto a candidarsi a tormentone. Per il momento basta così.

Max Gazzè
Lui, che all'Ariston è di casa, riesce ancora una volta a stupire, proprio quando sembrava che (Sotto casa) avesse raggiunto la soglia della perfezione. E invece il cantautore romano tira fuori il coniglio dal cilindro, italianizzando il Festival con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, ballata pugliese che affonda le sue radici fra la sinfonia e la narrativa. Il tutto condito dal suono dell'arpa e dalla profondità dei versi, per un prodotto finale di estrema raffinatezza.

Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico
Non è forse il trio che ti aspetteresti a Sanremo ma il testo di Imparare ad amarsi c'è, la classe anche e la tenuta comunitaria del palco pure. Sempre elegante la movenza fra le note dell'interprete, altrettanta quella della canzone che scorre dando la sensazione dell'impeccabile.

Ermal Meta e Fabrizio Moro
Due cantautori coi fiocchi, canzone seria e impegnata cantata come ci si aspettava da loro. Un modo per esorcizzare la paura del terrorismo e rispondere come suggerito: Non mi hai fatto niente.

Mario Biondi
Rivederti è sicuramente da riascoltare. Il Jazz del “soulista” italiano suona bene ma il merito è soprattutto della voce avvolgente di chi canta. Il resto convince poco.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli
Due dei tre (ex) Pooh sul palco ci salgono insieme. Ne scendono dopo aver lasciato poco, compreso più di un dubbio su Il segreto del tempo. Sulla canzone, perché su spirito, bravura e affiatamento si va tranquilli.

Lo Stato sociale
La “vecchia che balla” di Una vita in vacanza se la portano sul serio, sul palco e in piena esibizione. E, di sicuro, mentre ancora stavano cantando la loro performance sarà diventata virale. Giovani, ficcanti, cavalcano il palco con la scioltezza degli scapestrati ma con l'intelligenza di veterani. Testo “gaetaneggiante” che merita l'ascolto. E il riascolto.

Noemi
La sua voce ha regalato sicuramente canzoni migliori di Non smettere mai di cercarmi. Alla sua quinta volta a Sanremo, la cantante romana non lascia il segno come in altre occasioni ma ne esce con una performance  comunque impeccabile.

Decibel
Un po' di rock e un po' di pop, in questo testo che percorre la strada di Bowie. Comunque Lettera dal Duca è un pezzo che risponde in pieno al profilo di chi lo canta e il risultato è più che accettabile.

Elio e le Storie tese
Forse è quella punta di tristezza che accompagna il “tiriamo le somme” di Arrivedorci a lasciare un po' di amaro in bocca in chi, da loro, si aspettava probabilmente un'uscita di scena a ritmo di fuochi d'artificio. Lontani anni luce dai botti delle edizioni passate, gli Elii non concedono, come in tutte le altre occasioni, il gusto di scervellarsi per star dietro alla raffinatezza del testo.

Giovanni Caccamo
Classic style per il cantautore siciliano, impeccabile nella performance e nella tenuta del palco. Meno dal punto di vista vocale ma comunque un assaggio di bravura interpretativa che, sicuramente, porterà a prodotti anche migliori di Eterno.

Red Canzian
Un ritorno al rock con la sua Ognuno ha il suo racconto: meglio degli altri (ex) Pooh, con bella musica e solita grande voce.

Luca Barbarossa
L'uso del dialetto lo si annunciava già nel titolo: Passame er sale affronta il tema della maturità di coppia in modo romantico e con una punta di nostalgia, con sprazzi sapienti di quotidianità.

Diodato e Roy Paci
Bella fusione di voce (Diodato) e strumenti (Paci) per un testo, quello di Adesso, cantato benissimo e in modo appassionato. E con un invito “a cogliere l'attimo” da comprendere a fondo.

Nina Zilli
Lei è brava e il brano è senz'altro impegnativo: ma Senza appartenere dà la sensazione che, visto anche il tema della canzone, avrebbe potuto dare molto di più di quanto dato al primo ascolto. Da risentire.

Renzo Rubino
Ritorna all'Ariston con un pezzo interpretato con la consueta teatralità ma che, alla fine dell'ascolto, dà l'impressione di dover essere sentito di nuovo. Custodire gioca su un “parlatevi” indirizzato da un figlio ai genitori affrontato su toni e tonalità ricercate.

Enzo Avitabile e Peppe Servillo
Il coraggio di ogni giorno è un mix fra sound mediterraneo e affreschi di vita vissuta. Il duo funziona, in un contesto in cui ognuno metto un po' del suo repretorio: e il pacchetto confezionato è di fattura raffinata ma di lettura complessa.

Le Vibrazioni
Arrivano all'Ariston sull'onda della reunion e, in qualche modo, tornano loro stessi: Così sbagliato è quello che ci si aspetta dai pionieri delle rock band: voce e strumenti, senza eccedere.

Mattia Damiani: