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E' morta Aretha Franklyn, la Lady del soul

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Lady soul” Aretha Franklin non ce l'ha fatta a vincere la sua battaglia contro la malattia: la straordinaria cantante americana, “the greatest singer” per Rolling Stones, una delle voci più incredibili della storia musicale si è spenta a Detroit, dove era ricoverata da alcuni giorni in ospedale per l'improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute. Se ne va così una delle stelle più luminose del panorama musicale internazionale, capace di regalare a più di una generazione una voce densa di atmosfere soul, gospel, jazz e via discorrendo fra il più elevato numero di generi possibili. Aretha Franklin ha saputo interpretarli tutti, forte di una voce incredibilmente versatile, capace di raggiungere toni impensabili e note impossibili per altri cantanti. Come Frank Sinatra, anche Aretha era The voice. A tutti gli effetti.

Gli esordi

Interprete straordinaria, in grado di attraversare immutata oltre mezzo secolo di musica, la grande cantante aveva regalato al pubblico successi come Natural Woman,I say a little prayer, testi impegnati e impegnativi, simbolo di un'epoca di forte cambiamento sociale attraverso un secolo veloce e ricco di novità. E nell'uragano del Novecento, la voce di Aretha Franklin era rimasta quella di sempre, un mix perfetto di esplosività e raffinatezza, di intensità e agilità vocale. Tutto in una sola voce, formata nella chiesa battista paterna assieme alle sorelle e maturata nel corso di decenni di duro lavoro, cavalcando dapprima i palcoscenici della sua Memphis poi degli Stati Uniti tutti, in lungo e in largo, sulle orme di interpreti come Mahalia Jackson e Dinah Washington.

La carriera

Gli inizi gospel, con quella vena soul innata, resteranno solo un'influenza: l'incontro con i produttori Jerry Wexler e Arif Mardin, nel 1967, segnò l'inizio della carriera di Aretha con l'Atlantic records e, di fatto, il primo giro di boa della sua carriera, mettendo da parte l'impronta dei primi anni sul panorama musicale americano e rendendo la sua figura una sorta di unicum nella schiera delle vocalist degli anni 60-70, capace di passare da un genere a un altro senza apparente sforzo. Il suo eccezionale talento bastò per attraversare d'un balzo il declino dovuto alla diffusione della disco e a riprendersi gli allori del trionfo un decennio dopo, quando il singolo Think fece volare il musical The Blues brothers e The Blues brothers fece volare Think, tirandolo fuori dall'archivio del 1978 e ripronendolo in una nuova versione di fortissimo impatto culturale che lo proiettò ai vertici delle classifiche americane rilanciando di colpo una carriera in quel momento in forte stasi. Un anno fa, nel giugno 2017, Aretha Franklin aveva cantato per l'ultima volta in pubblico. Non lo fece per l'insediamento di Donald Trump, come invece avvenne quando alla Casa Bianca entrò Barack Obama. Fin lì, una carriera sulla cresta dell'onda, cantata con quel soul che, non a caso, aveva dentro come fosse la sua anima, capace di esplodere con la forza di un uragano e di venir fuori su note dolci, delicatamente, come solo le voci dei grandi sanno fare.

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