Un russo si propone a Trump come mediatore tra Russia-Ucraina. La proposta del legale Epshteyn ha scioccato lo staff del magnate, secondo il NewYork Times
Novità lungo l’asse Kiev-Mosca. Boris Epshteyn si è proposto a Donald Trump come inviato speciale per il conflitto fra la Russia e l’Ucraina. Lo riporta il New York Timescitando alcune fonti, secondo le quali Epshteyn – nato in Russia, consigliere del presidente eletto e legale che ha coordinato la sua difesa in vari casi – ha avanzato la sua proposta mentre era in volo con Trump verso Washington per l’incontro fra il tycoon e Joe Biden. Molti nell’entourage di Donald Trump si sono detti scioccati dalla proposta. E non solo per la mancata esperienza di Epshteyn: il consigliere infatti è sotto accusa in Arizona per gli sforzi di ribaltare l’esito delle elezioni del 2020. Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è “profondamente grato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a tutti i leader del G7″ perche’ “hanno dimostrato ancora una volta un sostegno incrollabile all’Ucrainamentre ci avviciniamo al millesimo giorno di aggressione su vasta scala della Russia“. E’ quanto si legge in un messaggio postato sul suo profilo X. “La situazione nell’est del Paese è davvero difficile. C’è una lenta, ma pur sempre lenta, pressione e avanzata dei russi”, ha detto il presidente ucraino in un’intervista alla Radio ucraina, sottolineando che ha est gli uomini combattono fa molto tempo senza poter ruotare. “Ecco perché i ragazzi si stancano”, ha aggiunto, “tutto intorno a loro viene distrutto. Chiedono se possono fare dei passi indietro e i vertici militari dicono di sì. Perché questa è la nostra posizione comune: prima di tutto le persone e poi la terra”.
Mistero-Mosca
Nel frattempo l'”ideatore” e “architetto” del rapimento a Mosca, lo scorso 28 giugno, del manager 56enne, Stefano Guidotti, liberato 36 ore dopo dalle forze speciali russe, viveva nel Ravennate, a Faenza, e aveva lavorato per la sua stessa azienda, il gruppo Sad (produttore di gas tecnici industriali), gestendo i rapporti con l’Est, prima di essere allontanato perché “non c’era più sintonia” tra il suo modo di operare e le politiche societarie. Si tratta di un uzbeko di 44 anni, arrivato in Emilia-Romagna all’inizio della guerra in Ucraina. Ad individuarlo ed arrestarlo, ricostruendo così il versante italiano della vicenda, sono stati i carabinieri del Ros insieme allo Sco della polizia, coordinati dalla pm della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi. L’uomo è accusato di concorso in rapimento a scopo d’estorsione. Lo scorso giugno la polizia russa aveva arrestato i rapitori, quattro uomini tra i 21 e i 36 anni, tre russi e un cittadino uzbeko, secondo quanto riferito dalla televisione Ren. Guidotti venne ammanettato e incappucciato sul viale Sadovaya-Triumfalnaya di Mosca e poi spinto in una Bmw, per essere trasportato fino alla regione di Bryansk, che confina con l’Ucraina, circa 400 chilometri a Sud-Ovest della capitale. Qui è stato trattenuto per circa 24 ore in una casa nel distretto di Novostroika, prima di essere liberato dall’intervento degli agenti. La polizia russa diffuse anche un video della liberazione del manager italiano, capo dell’ufficio di rappresentanza in Russia del gruppo Sad.
Ipotesi-Mosca
“Secondo l’ipotesi accusatoria l’uomo è colui che ha organizzato e architettato l’intera operazione, tanto che ha gestito in prima persona l’inizio della trattativa per la definizione del riscatto per il rilascio di Guidotti. Si tratta di una vicenda con profili di complessità e rarità notevoli“, ha spiegato il il procuratore capo facente funzioni di Bologna, Francesco Caleca. Gli investigatori, con l’aiuto del centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’Emilia-Romagna, hanno scoperto che il cittadino uzbeko, con passaporto russo, aveva effettuato la prima chiamata all’azienda di Guidotti per chiedere un riscatto, ancora non quantificato, dall’Imolese. E lì si era incontrato con un altro manager dell’azienda, in contatto con la polizia, convocato per trattare il riscatto. Il giorno dopo ci sarebbe dovuto essere un altro contatto per definire i dettagli del pagamento. Ma nel frattempo la polizia russa aveva già arrestato i sequestratori. “In questa operazione ogni professionalità ha lavorato al massimo per ottenere questo risultato, e anche grazie a loro si è avuta questa facilità di scambio con le forze di polizia e l’autorità giudiziaria russa, che in questo momento storico non è qualcosa di facilissimo, una cosa che mi ha favorevolmente impressionato”, ha sottolineato ancora Caleca. La misura cautelare è stata emessa dal Gip di Bologna e martedì si svolgerà l’interrogatorio di garanzia per il 44enne. “Bisogna verificare bene i fatti, ma non si tratta di un sequestro dove uno rapisce un altro per soldi – ha detto il legale del cittadino uzbeko, Pietro Chianese – è in un contesto lavorativo da quanto ho capito. Il mio assistito non è un criminale che ha fatto un sequestro per soldi. Lui collaborava e faceva consulenze per la stessa azienda, probabilmente voleva essere pagato da quanto ho intuito”.
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