Nei giorni di Pasqua, ancora una volta, nel Mediterraneo centrale, hanno fatto il loro passaggio molte imbarcazioni, lasciate sole, senza soccorsi. 200 persone si sono viste negare dal porto e sono state salvate da due navi umanitarie. Oggi Medici senza frontiere si appella ai governi europei “perché il Covid-19 non diventi motivo per abdicare ai propri obblighi di salvare vite e perché rimuovano gli ostacoli che impediscono alle navi umanitarie di operare”.
L’appello di Medici senza frontiere
“Medici senza frontiere e Sos Mediterranee concordano sulla vitale necessità dell’azione salva vita in mare. Ma per Sos Mediterranee per riprendere le attività di soccorso servono ulteriori rassicurazioni da parte degli stati sull’assegnazione del porto di sbarco, mentre per Msf prevale l’imperativo umanitario di salvare quelle vite, che rischiano di annegare mentre continuano a fuggire dalla Libia. Per questo, pur riconoscendo la complessità della situazione, Msf ha preso la difficile decisione di porre fine alla partnership”. A renderlo noto è Annemarie Loof di Medici senza frontiere.
C’è bisogno di maggiore responsabilità
“Nonostante l’innegabile bisogno di un’azione di ricerca e soccorso dedicata – si legge in una nota di Medici senza frontiere – gli Stati europei continuano ad abdicare alle proprie responsabilità, ostacolando costantemente l’impegno delle navi umanitarie. La conseguenza è un contesto di ostilità e incertezza, che paralizza gli sforzi di chi cerca di colmare la mancanza di capacità salvavita lasciata dai governi. Pur avendo una nave e team di medici, umanitari e di soccorso pronti a tornare in mare, gli ostacoli imposti all‘azione umanitaria nel Mediterraneo sono stati ulteriormente aggravati dalla pandemia, impedendo a Msf e Sos Mediterranee di trovare un accordo sul possibile ritorno in mare e compromettendo la fattibilità della partnership”.