Si sarebbe dovuto realizzare oggi l’Eurogruppo piĆ¹ atteso dalla nascita dell’Europa, purtroppo l’accordo tra i ministri delle Finanze dellāarea euro, riuniti in una maratona notturna in videoconferenza, per definire una risposta economica comune alla crisi coronavirus, non ĆØ arrivata. Tutto ĆØ stato rinviato a domani 9 aprile. Non ĆØ facile comprenderne le motivazioni, l’Europa si trova in una situazione d’emergenza, il Ministro Gualtieri l’ha definito “il momento della responsabilitĆ comune”. Per analizzare questo panorama inaspettato Riccardo Scarfato, ricercatore Associato Public Affairs di Vision Think-Thank ed esperto in valutazioni in politiche di coesione ĆØ tornato a parlarne con la redazione di interris.it
PerchĆ© l’Europa non riesce a decidere?
“Purtroppo, e lo dico da convinto europeista, poichĆ© solo grazie allāUnione sono riuscito a formarmi professionalmente ed accademicamente allāestero, il processo di unificazione dellāUnione ĆØ ad un nuovo punto di stallo. Siamo ancora ad una fase di processo che sottolinea come lāopera resti incompiuta e lontana dalla āvisioneā della Dichiarazione Schumann – spiega Scarfato -. Da una parte abbiamo gli Stati che continuano – al netto di qualsiasi valutazione di merito -, ad avere il monopolio su alcune materie e competenze (vedi politica economica, estera, sicurezza e indirettamente – in questo caso – la sanitĆ ); dallāaltra parte, invece, troviamo un’integrazione sovranazionale che arranca (vedi euro). La sfida arriverĆ alla fine di quest’emergenza, quando dovremmo decidere se continuare in questa UE monca, (ri)pensando ad una sua evoluzione o accantonarla cosƬ da rassegnarsi a contare ancora meno in questo mondo cosi globalizzato”.
PerchĆ© l’Eurogruppo ĆØ cosƬ importante?
“Lāeuro ĆØ una delle conquiste piĆ¹ importanti dāEuropa. La moneta unica ĆØ una svolta importante perĀ gli Stati coinvolti. Tuttavia, non si puĆ² negare che la gestione della politica monetaria senza – appunto- lo stesso potere in materia di politica economia non puĆ² che produrre distorsioni. Dunque, lāEurogruppo, ovvero in una ‘battuta’ il gruppo dei 19 Stati che hanno adottato lāEuro – pur non abbracciando i 28 Membri dellāUE (27 senza UK) comprende buona parte delle maggiori potenze economiche dellāUE. Di fatti- aggiunge –Ā quindi se crollasse il sistema euro, trascinerebbe con sĆ© il āsogno europeoā, basta vedere la sua formalizzazione nello stesso Trattato di Lisbona”.
L’Europa sopravviverĆ al coronavirus?
“Sicuramente lāEuropa si salverĆ dal coronavirus. Il problema vero ĆØ capire se sopravviverĆ lāUnione europea ed il sogno di un’unione federale che porta con sĆ© – sottolinea il ricercatore -. Penso che le sfide di sicurezza, solidarietĆ e gestione delle grandi crisi mondiali, non possano piĆ¹ essere affrontate dai singoli Stati, ma che soltanto lāUnione possa far fronte alle sfide del XXI secolo, basta guarda i numeri. LāItalia, solo relativamente al numero di abitanti, ĆØ circa 23 volte piĆ¹ piccola della Cina, 22 volte inferiore allāIndia, 6 volte degli USA e quasi 3 volte della Nigeria. Per non parlare dei dati economici. La divisione ĆØ sƬ allāorizzonte, ma non ĆØ una soluzione necessaria. Anzi”.
L’Italia sarĆ a costretta a salvarsi da sola?
“Quel che appare attraverso i media ĆØ sempre, a tratti, distorto rispetto la realtĆ . Gli sherpa a Bruxelles stanno lavorando molto per trovare una soluzione comune, ed evitare appunto che qualsiasi paese europeo si debba salvare da solo – rimarca Scarfato -. Tuttavia, la sola creazione del progetto SURE, i tavoli di discussioni dellāEurogruppo e la nuova destinazione che stanno prendendo parte dei fondi strutturali – piĆ¹ i vari progetti della Commissione (vedi Horizon) – rispondono giĆ alla domanda. Atteso che il discorso ĆØ molto ampio e tecnico, lāItalia non ĆØ, e non sarĆ , costretta a salvarsi da sola“.
Anche in Europa ĆØ una questione tra nord e sud?
“Non penso sia corretto bollare la questione, con il solito nord vs sud anche in ambito europeo. Vero ĆØ che, particolarmente in seno al MES, ci sono due gruppi di Stati (uno capeggiato da Francia e Italia e lāaltro da Germania e Olanda) che sono portatori di interessi diversi. Ma tengo a sottolineare come la comunitĆ europea (intesa come l’insieme degli stakeholder dellāUE, governi, societĆ civile etc..) ĆØ molto variegata e non sempre nettamente schierata. Anche nella stessa Germania, parte dell’opinione pubblica, non condivide la strada intrapresa dalla cancelliera Merkel nelle riunioni del MES. Lo dimostra lāarticolo del Capo-Redattore Klusmann sul Der Spiegel, magazine tedesco piĆ¹ influente al mondo, che riporta in italiano le ragioni per cui il rifiuto tedesco agli Eurobond sia ānon solidale, gretto e vigliaccoā. Insomma – conclude – il nemico in casa si direbbe quasi. In altre parole, sembra che al momento i āFalchi del Nordā abbiano ancora delle remore a porgere la mano agli Stati in difficoltĆ , perchĆ© internamente rischierebbero di aumentare il consenso ai partiti nazionalisti. Tutto sembra essere, ancora una volta, un mero problema di comunicazione politica”.