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Le Periferie a sud dell’anima di Simone Sartini (VIDEO)

Un giovane cantautore romano apre l'album dei ricordi con interris.it per raccontare la sua musica

L’amore e gli ultimi raccontati nei testi di Simone Sartini, cantautore romano, diventano poesia. Lì, dove c’è un’idea, il romano dona melodia e nascono i brani di un musicista che, come tanti suoi colleghi, attende la fine della pandemia per poter tornare a godere del suo palco e dell’ atmosfera gioiosa che si crea durante ogni concerto.

La carriera

Premiato al MEI nel 2015 come migliore voce emergente, Simone Sartini nel 2012 fonda il progetto “Il Sinfonico e l’Improbabile orchestra” con il quale per sei anni gira l’Italia e mette in piedi 100 concerti. Numerosi sono i live di apertura per artisti come 99 Posse, Edoardo Bennato, Il muro del Canto e molti altri. Nel 2018 il primo singolo RuGiada, nel 2020 il disco d’esordio dal titolo “Periferie a Sud dell’anima”.

L’ultimo album e le sue “Periferie”

“L’album, dal titolo “Periferie a sud dell’anima”, è uscito lo scorso 4 marzo 2020 e forse il periodo non è stato tanto fortunato dato che dopo poco è stato dichiarato il lockdown e non ho avuto modo di promuoverlo durante il tour programmato – racconta Sartini ad Interris.it -. Con questo disco ho voluto trattare temi importanti e di forte impatto sociale e di attualità, con delicatezza e un suono molto particolare, ispirandomi un po’ a De André”.

Come si scelgono i temi delle canzoni e come vengono trattati?

“Io mi ispiro alla mia vita, prediligo molto i temi che trattano persone emarginate dalla società e temi quali la prostituzione, le mafie, la criminalità e anche un tema di cui poco si parla nelle canzoni: la violenza psicologica subita dall’uomo. Questo perché ritengo che sia utile dare voce alle mille sfaccettature della società ma soprattutto perché sono temi che fanno riflettere. Ad ogni modo non sono temi che mi impongono ma nascono in modo molto spontaneo. Io penso che noi cantanti siamo un po’ dei catalizzatori, credo che in un modo e nell’altro le canzoni siano già scritte e che poi in un momento particolare della nostra vita riusciamo in qualche modo a percepirle e poi tramite la nostra penna e la nostra musica escono fuori. Questo è il mio modo di scrivere le canzoni”.

‘Tacchi blu’

Nei tuoi testi tratti temi forti, sono ispirati a fatti realmente accaduti?

“Sono tutte storie più o meno vere. In ‘Una vita difficile’ racconto la storia di un clochard che ho incontrato tantissime volte alla stazione Termini a Roma, con il quale ogni tanto mi sono fermato anche a chiacchierare, poi all’improvviso non l’ho più incontrato e il resto della storia l’ho immaginata e romanzata. Anche in ‘Tacchi blu’, racconto la storia di una ragazza che viene portata con l’inganno sulla Salaria, la via del sale, con la promessa di un lavoro vero e che invece poi si trova a fare la prostituta sulla salaria. ‘Guardare e non toccare’ è proprio il mio monito per difendere in qualche modo queste ragazze”. Si avverte, nei testi, una grande dolcezza sia per la scelta delle parole sia per la musica che accompagna queste ultime. È come entrare in un universo magico, che rilassa e fa fa riflettere, attraverso il potere della musica, su tutte quelle cose che a volte ci sfuggono e a cui sembriamo non prestare particolare attenzione. Si entra quindi in un mondo, quello di Simone, dove tutto ci appare chiaro, dove ci accorgiamo che qualcosa scotta e brucia, fa male e appartiene a tutti.

Il primo giugno uscirà il video di ‘Un po’ de fresco’

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