Le imprese: ripartire altrimenti chiudiamo per sempre

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Bisogna riprendere la produzione il prima possibile, in modo ordinato e in piena sicurezza. Queste sono le richieste degli industriali di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto per evitare il “rischio che l’Italia spenga definitivamente il motore”. La richiesta di accelerare verso la fase due arriva mentre il governo sta lavorando al dossier in vista del nuovo decreto sulle restrizioni anti-Coronavirus: provvedimento per il quale i sindacati chiedono al premier Giuseppe Conte un incontro urgente, soprattutto per fare un ‘tagliando’ al protocollo sulla sicurezza. Per iniziare a riaprire, bisogna tutelare i lavoratori, è questo il messaggio. Gli industriali delle quattro regioni del Nord che rappresentano il 45% del PIL italiano, rompono ogni indugio e sottoscrivono l’agenda per la riapertura e la difesa dei luoghi di lavoro. Nel documento arriva anche la richiesta di definire un piano di aperture programmate “mantenendo rigorose norme sanitarie e di distanziamento sociale”. Tra gli imprenditori, infatti, le parole d’ordine sono “riapertura” e  “sicurezza”, perché il prolungamento del lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e non fatturare con l’effetto che “molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese”.

La fase due del piano-ripresa della Ferrari

Intanto la Ferrari, simbolo del Made in Italy, presenta il suo piano di ‘fase 2‘, per la ripartenza post emergenza sanitaria. Il progetto prevede tre fasi, tra cui l’uso di una app per tracciare i contatti. Non c’è solo la produzione a preoccupare gli imprenditori. Sul fronte della liquidità si guarda con grande interesse alle misure adottate dal governo: nel complesso la valutazione di Confindustria è “positiva” date le garanzie di “coperture elevate per imprese di tutte le dimensioni”. Il problema, però, potrebbe essere la tabella di marcia: le aziende hanno bisogno di fondi freschi subito ma, inevitabilmente, gli schemi con Sacee Fondo di garanzia per le Pmi messi in campo dall’esecutivo avranno bisogno di qualche giorno per entrare a regime. Una volta che il testo sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale partirà subito la notifica a Bruxelles per ottenere il via libera – che dovrebbe arrivare in un paio di giorni al massimo. Subito dopo Pasqua, ragionevolmente, l’intera macchina sarà pronta a partire ma, avverte la Fabi, ci sarà poi bisogno almeno di una decina di giorni perché le banche rivedano le procedure.

Bisogna evitare che la corsa al credito crei strozzature

Abi e Sace,intanto, già si sono messe attorno al tavolo per accelerare il più possibile, mentre il Fondo centrale di garanzia è strumento già rodato che, probabilmente, potrà attivarsi più velocemente. Resta comunque il rischio che la corsa al credito delle tante imprese in carenza di liquidità crei ‘strozzature’ nella concessione dei prestiti: oltre ai tempi minimi indispensabili per aprire le pratiche e rispettare le norme c’è poi il nodo dei controlli su eventuali abusi. Il decreto ha allargato le maglie anche alle imprese di maggiori dimensioni. Il tema si pone soprattutto per quella classe di imprese medie (sotto i 50 milioni) che in Italia soffrono a volte di sotto capitalizzazione e di una governance non adeguata al loro ruolo e che potrebbero, in potenza, creare perdite allo Stato per decine di milioni ciascuna. Certo i tassi di entrata in sofferenza sono più elevati per le micro e le piccole ma si tratta di entità più contenute e inoltre quest’ultime sono quelle che trovano più difficoltà a reperire finanziamenti nel canale bancario.

La commissione d’inchiesta come faro di speranza

Ad accendere un faro sulle nuove garanzie, e sui lavori della task force tra ministero dell’Economia, Banca d’Italia, Abi ed Mcc, cui si unirà ora anche Sace, è la commissione d’inchiesta sulle banche guidata dalla M5S Carla Ruocco che avvierà i suoi lavori a partire proprio dal capo della Vigilanza di via Nazionale. La mission “assicurarsi che la liquidità messa a disposizione dallo Stato, arrivi direttamente e velocemente alle imprese, senza oneri e aggravi burocratici”.

Rossella Avella: