“L’amore è l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. E’ il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui deve tendere. Agendo con riguardo ad esso o ispirandosi ad esso, nulla è disdicevole e tutto è buono”. Queste parole del Beato Isacco della Stella, monaco cistercense del XII secolo, ritrovate da pochi giorni in un momento di preghiera, mi sembrano le più adeguate per avviare una breve riflessione sull’amore come fondamento di ogni cosa, nel giorno di San Valentino (del quale è conservata una reliquia nella mia Cattedrale di Savona). Perchè davvero l’amore è l’unico criterio (San Paolo insegna, basta leggere il cap. 13 della sua Prima lettera ai cristiani di Corinto!) di ogni autentica scelta e di ogni cambiamento non superficiale.
Guardando al versante sociale, l’amore prende il volto della fraternità, senza la quale – e ce ne stiamo accorgendo ogni giorno! – la società dei liberi e uguali non sta in piedi, “la parola prossimo perde ogni significato, e acquista senso solamente la parola socio, colui che è associato per determinati interessi” (così il Papa al n. 102 della Fratelli Tutti, l’enciclica “sulla fraternità e l’amicizia sociale”.
Ma il 14 febbraio è il giorno degli innamorati, e allora mi piace ricordare -con un po’ di nostalgia!- gli anni in Parrocchia e i tanti incontri: con chi suonava il mio campanello, dicendomi che aveva deciso di sposarsi; con chi si iscriveva di mala voglia al Corso fidanzati e poi si lamentava perché era già finito; con il gruppo dei giovani sposi e con i loro bambini; con alcune coppie anziane segnate dalla malattia, ma ogni giorno più innamorate… E anche gli incontri difficili, con chi ti diceva che non ce la faceva più e che stava per separarsi. E le Confessioni di chi chiedeva l’aiuto di Dio per trovare la forza di perdonare un tradimento… Perchè davvero, come titola un bel libro di Alessandro D’Avenia regalotomi da un’amica, Ogni storia è una storia d’amore, nella sua unicità e nella sua drammatica bellezza: quando ci entri dentro e ascolti con empatia, “la vita ci si complica sempre meravigliosamente” (EG n. 270); e capisci che ogni storia è un roveto ardente, di fronte al quale devi toglierti i calzari e ascoltare in silenzio.
Rimettere al centro della vita ecclesiale (ma anche delle politiche sociali!) le famiglie, nella ricchezza dei tanti volti che oggi le caratterizzano, ci aiuterebbe tutti a smettere di pensarci come individui autosufficienti (perché “nessun uomo è un’isola” e “non è bene l’uomo sia solo”), e a riscoprire la relazione come habitat fondamentale della vita. Perché “l’evangelo non è nemico dell’amore dell’uomo e della donna, né del vincolo speciale che esso crea tra questi due discepoli, né della relazione sessuale che lo contraddistingue nella sua singolarità” (Sequeri).
Proprio su questo sono davvero illuminanti le parole di Papa Francesco nella Amoris Laetitia: “Dio stesso ha creato la sessualità, che è un dono meraviglioso per le sue creature” (n. 150). “In questo contesto, l’erotismo appare come la manifestazione specificamente umana della sessualità” (n. 151); “pertanto, in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi” (n. 152). E allora mi viene da ricordare Papa Giovanni che, la sera dell’apertura del Concilio, quando “persino la luna” si affaccia su Piazza San Pietro, guarda con tenerezza e benedice i fidanzati abbracciati, presenti al termine di quella memorabile giornata…
Ma anche un vescovo è chiamato ad amare, se non vuole buttar via nell’insignificanza la propria vita. E ancora mi viene in aiuto Papa Francesco, che ricorda a me e a tutti che, dalla dedizione di coloro che non si sposano perché consacrano la vita per amore di Cristo e dei fratelli, “la famiglia, nella Chiesa e nella società, è grandemente arricchita” (n. 158). Perchè “la verginità è una forma dell’amore” (n. 159), e verginità e matrimonio si illuminano a vicenda: “mentre la verginità è un segno escatologico di Cristo risorto, il matrimonio è un segno storico per coloro che camminano sulla terra” (n. 161).
“L’Amore va ringraziato”. Sfogliando nei giorni scorsi qualche pagina del diario dove ogni tanto annoto pensieri sparsi ho trovato, con sorpresa, questa parola che avevo dimenticato, e che mi piace condividere. Sì, l’Amore va ringraziato perché sempre ci precede e dona senso e luce alla vita. L’Amore va ringraziato, e anche atteso, da tutti, in ogni condizione e stato di vita. Va trafficato, cioè donato. Lo ricordava un giorno Roberto Benigni: “Affrettiamoci ad amare”. E l’augurio più bello, per il giorno di San Valentino.