Intorno alla nave Sea Watch e al destino dei quarantasette migranti a bordo, continuano a ruotare un dibattito serrato e una serie di episodi. Dopo il blitz dei tre parlamentari (Stefania Prestigiacomo di Forza Italia, Riccardo Magi di +Europa e Nicola Fratoianni di Leu) che ieri sono saliti sull'imbarcazione, e dopo l'annuncio del Pd siciliano di dar vita a una “staffetta democratica”, arriva lo stop della Capitaneria di porto di Siracusa.
L'ordinanza
Il comandante Luigi D'Aniello, infatti, ha emesso un'ordinanza che dispone il divieto di navigazione, ancoraggio e sosta nel raggio di 0,5 miglia dalla posizione della Sea Watch. Il provvedimento, che vieta anche la balneazione, le immersioni e la pesca, è stato sollecitato dal prefetto di Siracusa: “Alla luce di quanto emerso durante l'odierna riunione tenutasi in prefettura in presenza delle forze di polizia”, ha richiesto alla Capitaneria di porto di Siracusa “l'adozione di urgenti provvedimenti di disciplina della navigazione e dell'accesso nell'area di mare circostante il punto di fonda dell'unità SeaWatch 3, nell'ambito della baia di santa Panagia, mediante interdizione del tratto di mare interessato in considerazione del fatto che la presenza e/o la navigazione di altre imbarcazioni attorno alla stessa motonave possono creare problemi riguardanti l'ordine pubblico e la sanità pubblica“.
La “staffetta democratica” del Pd
Poco prima dell'ordinanza, era stata annunciata dal Pd siciliano una “staffetta democratica” a bordo della Sea Watch, ormeggiata al largo di Siracusa. Stamattina il segretario del Pd siciliano, Davide Faraone, è nella città con il primo gruppo di parlamentari dem pronto a salire a bordo della Sea Watch e chiedere l'immediato sbarco, a partire dai minori, dei 47 migranti. Con Faraone, Maurizio Martina, Carmelo Miceli, Matteo Orfini, Fausto Raciti, Valeria Sudano e Francesco Verducci.
Salvini: “Nè donne nè bambini a bordo”
“A bordo della Sea Wacht non ci sono nè donne nè bambini”. Lo ha ribadito il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in un'intervista a Rtl 102.5. “Ritengo che salvare vite significa bloccare le partenze” ha affermato. Nessuno, secondo il ministro “deve essere messo in mano agli scafisti che fatturano circa 3mila dollari a testa con cui comprano armi e droga. I veri delinquenti – ha aggiunto – sono gli scafisti, e chi li arresta, chi li blocca vuole salvare queste vite”. Salvini ha poi annunciato che “ai primi marzo tornerò in Africa dove stiamo lavorando a diversi progetti di sviluppo economico, mettendoci soldi, per aiutare donne e bambini a non scappare, a non essere deportati“.