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Verso la verifica di governo: i nervi scoperti della politica

Con la verifica di gennaio alle porte, il clima in casa maggioranza continua a mantenersi sul filo della tensione anche se, nelle ultime ore, qualche passo conciliante, perlomeno dalla componente dem, sembra essere stato fatto. Dalle parole del segretario Nicola Zingaretti, in un'intervista al Corriere della Sera, traspare comunque prudenza in merito al futuro dell'esecutivo, e fa appello alla “comune volontà politica” per proseguire un'esperienza di governo che definisce sostanzialmente positiva dopo la parentesi gialloverde: “Dopo la caduta di questo governo, che abbiamo fatto bene a far nascere, sarebbero inevitabili le elezioni. Sono convinto che ci siano le condizioni per andare avanti, ma ci vuole una comune volontà politica”. Punto focale, secondo il segretario dem, è la permanenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, considerata la pietra angolare per andare avanti: “Conte si è dimostrato un buon capo di Governo. Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente. Non va tirato per la giacchetta. anche se è oggettivamente un punto di riferimento di tutte le forze progressiste”. In sostanza, secondo Zingaretti, serve “un piano di azione concordato e di più ampio respiro” poiché “la priorità assoluta è riaccendere l’economia”, il tutto inserito “dentro la prospettiva del campo progressista”. In caso contrario sarebbero elezioni: “Il Pd non intende stare al potere per il semplice gusto di esercitarlo“.

Il punto di Salvini

Di Giuseppe Conte, come Zingaretti nell'ambito di un'intervista al Corriere ma in termini decisamente opposti, parla anche Matteo Salvini, finito nuovamente al centro della cronaca in relazione al caso della nave Gregoretti, per il quale il Tribunale civile di Catania ha avanzato al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere contro di lui. Un caso sul quale, nelle scorse ore, era arrivata una nota di chiarimento da parte di Palazzo Chigi, in cui si affermava che “la questione relativa alla vicenda della nave 'Gregoretti' non figura all'ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell'ambito delle questioni 'varie ed eventuali' nel citato Consiglio dei Ministri (31 luglio 2019, ndr), né in altri successivi”. Il leader leghista, da parte sua, ha affermato che “in questi mesi sto conoscendo la doppia faccia di Conte e Di Maio. Mi dispiace quando ci sono persone che perdono l’onore. È chiaro che per non litigare con il Pd loro si rimangiano tutto quello che avevano detto e fatto”. In merito al possibile processo nei suoi confronti, Salvini ha definito la vicenda “surreale”, per modalità e argomentazione: “Io sarei peggio di uno stupratore. Per lo stupro la pena è 12 anni, per il sequestro 15 anni. Detto questo, noi stiamo preparando tutta la documentazione. Al termine di quattro giorni di presunto sequestro ottenemmo che 5 paesi europei si suddividessero gli immigrati. Una cosa è certa: lo rifarei”. Su un punto, però, concorda con Zingaretti: “Dopo Conte c’è soltanto il voto. Appena salta questo governo, l’unica via sono le elezioni e il prossimo premier sarà scelto da un Parlamento nuovo. Altro paio di maniche è dire: Ascoltate. Ascoltate Confindustria, Coldiretti, i sindacati, le associazioni… E se avanza tempo, anche le opposizioni”.

La missiva delle Sardine

Variabile da tenere in considerazione, anche se resta da capire quale sarà il loro futuro, il movimento delle Sardine, reduce dal buon risultato della piazza di Roma e che, per voce dei suoi fondatori, chiarisce alcuni punti con una lettera inviata a Repubblica: “L'Italia è nel mezzo di una rivolta popolare pacifica che non ha precedenti negli ultimi decenni. La forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio a ciò che è stato e che potrebbe essere. E non perché i partiti siano sbagliati, ma perché veniamo da una pentola e non è lì che vogliamo tornare“. Secondo i leader delle Sardine, “chiedere che cornice dare a una rivolta è come mettere confini al mare. L'unica certezza che abbiamo è che siamo stati sdraiati per troppo tempo”.

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