Doveva essere una giornata di svago sulla neve del Cermis, in Trentino, ma per venti persone di varie nazionalità fu l'ultimo giorno della loro vita. Era il 3 febbraio 1998, vent'anni fa, quando un aereo militare Usa nel primo pomeriggio tranciò i cavi della funivia di Cavalese volando troppo basso. Una cabina a 100 metri d'altezza con con sette turisti tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci, un olandese e tre italiani si trasformò in un mucchio di lamiere accartocciate sulla neve.
Le colpe e il processo
Una strage, causata da un aereo a bordo del quale c'erano quattro militari statunitensi. La videocamera presente sul velivolo fu distrutta lo stesso giorno. Gli uomini si difesero sostenendo che la funivia non era sulle mappe, che l'altimetro aveva avuto problemi e che non erano a conoscenza delle restrizioni alla velocità della Provincia di Trento. Essi furono assolti nel marzo 1999 per i fatti e due di loro furono condannati due mesi dopo per aver distrutto le prove della manovra fatta.
A nulla servì la richiesta della magistratura italiana di processare i quattro militari in Italia, perché secondo la Convenzione di Londra del 1951 il processo penale spettava alla procura militare degli Stati Uniti. In Italia la commissione parlamentare di inchiesta ha accertato la dinamica, ma è servita solo per i risarcimenti. Essi arrivarono nel 2000 e furono in totale di 40mln di dollari, di cui solo i tre quarti pagati dagli Stati Uniti, il resto lo parò l'Italia, secondo gli accordi Nato.
Il messaggio di Mattarella
Proprio ai familiari delle vittime si è rivolto oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “A vent'anni dalla tragedia della funivia del Cermis, in cui persero la vita venti persone di diverse nazionalità, desidero esprimere la mia vicinanza e la mia partecipazione al dolore incancellabile dei familiari delle vittime, unendomi alla comunità di Cavalese e a tutti coloro che hanno deciso di ricordare pubblicamente quanto accadde nel pomeriggio del 3 febbraio 1998“, questo il suo messaggio.
Il capo dello Stato ha quindi aggiunto: “Il velivolo militare statunitense che provocò la strage si abbattè sui cavi della funivia per gravi comportamenti ed errori dell'equipaggio. Gli accertamenti giudiziari e le vicende processuali, sottoposti ai vincoli degli accordi internazionali, non hanno colmato l'ansia di giustizia di parenti e collettività locali, determinando, tuttavia, una severa revisione delle modalità operative all'epoca vigenti”.