Rivolta nel centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove alcuni “ospiti” hanno bloccato all’interno della struttura 25 operatori che si occupano dei richiedenti asilo per alcune ore. Lo rendono noto il commissariato e il comando di Chioggia. Solo l’intervento dei carabinieri e della polizia ha consentito di riportare la calma e, intorno alle 2 di questa notte, gli operatori sono stati fatti uscire dal centro che ospita un migliaio di migranti richiedenti asilo.
La rivolta sarebbe scoppiata in seguito alla morte di una ragazza della Costa d’Avorio all’interno del centro. La giovane, Sandrine Bakayoko, era stata trovata priva di conoscenza in uno dei bagni della ex base militare. Inutili le manovre effettuate dai sanitari del 118 per rianimarla: quando l’ambulanza è arrivata al pronto soccorso di Piove di Sacco, riferisce La Nuova Venezia, la ragazza era già morta.
Bakayoko era arrivata in Italia con il fidanzato il 30 agosto scorso dopo aver affrontato il Mediterraneo su un barcone partito dalla Libia: era ospitata nell’hub in attesa di ricevere una risposta alla sua richiesta d’asilo.
Secondo gli ospiti del centro, ci sarebbe stato un grave ritardo nei soccorsi: “È stata anche colpa della negligenza della cooperativa, l’ambulanza è arrivata solo 8 ore dopo”, avrebbero raccontato alcuni di loro. Ma, una nota diramata nella serata di ieri del 118 di Padova smentisce le accuse affermando di aver ricevuto la richiesta di intervento alle 12.48, e non alle 7 di mattina, quando la ragazza aveva iniziato a sentirsi male.
Dopo la notizia del decesso, la situazione nel centro è degenerata. “Intorno alle 17 i migranti si sono presi l’intera ex base missilistica, hanno spento le luci e dato fuoco a dei bancali – riportava nella notte il Corriere della Sera – e gli operatori si sono dovuti barricare nei container e negli uffici”. La liberazione solo molte ore più tardi, in seguito all’intervento delle forze dell’ordine che, dopo aver avviato una mediazione, sono riusciti a sedare la rivolta.
Ora in molti si interrogano sul livello di sicurezza dei centri accoglienza e degli hot spot italiani. Lo scorso novembre, Amnesty International pubblicò un rapporto intitolato “Hotspot Italia: come le politiche dell’Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti” in cui l’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani denunciava violenze e abusi “disumani” sui migranti nel centri di prima accoglienza ed identificazione; il testo era stato redatto riportando le esperienze raccolte in 170 interviste anonime. La denuncia non ebbe seguito perchè il rapporto non trovò conferme.