Firmato l’accordo tra UniCredit S.p.A. – tra i primi gruppi di credito italiani ed europei – e i sindacati, dopo giorni di trattative e una non stop notturna nella sede romana di Via Alessandro Specchi. L’intesa prevede la volontarietà delle uscite che saranno incentivate e, in cambio, 1300 assunzioni. I 3900 esuberi si aggiungono alle 6mila uscite già stabilite in precedenza nel piano industriale di rilancio che prevede, tra l’altro, la chiusura di oltre 800 filiali nel territorio italiano e un aumento di 12,5 miliardi di euro. L’accordo prevede anche il turnover nel rapporto di un assunzione ogni tre uscite e la stabilizzazione di 600 contratti di apprendistato.
L’ammontare complessivo delle spese che UniCredit sosterrà per l’aumento di capitale, si legge nei documenti che costituiscono il prospetto, è stimato “in massimi 500 milioni di euro, comprensivi di spese per consulenza, spese vive e delle commissioni di garanzia calcolate nella misura massima”. E quindi “i proventi netti derivanti, in caso di integrale sottoscrizione”, della ricapitalizzazione sono “stimati in circa 12,5 miliardi di euro”.
La prima stesura dell’accordo aveva trovato inizialmente la contrarietà dei sindacati, critici sul fatto che le gravi perdite emerse in estate (le stese che hanno spinto a varare il maxi aumento) avessero ricadute così pesanti sui dipendenti. L’accordo finale di oggi prevede invece l’assoluta volontarietà delle uscite e il meccanismo di turnover che neutralizza i conseguenti problemi di operatività delle filiali rimaste aperte.
Inoltre, sottolineano i sindacati, è stata data garanzia che nei prossimi tre anni non si procederà a nuovi esuberi o piani di uscita. Infine, siglati anche gli accordi sugli inquadramenti, sulla cassa sanitaria e sul premio 2016 di 1400 euro, che sarà corrisposto per 600 euro in contanti e 800 sotto forma di welfare.