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Unesco-Israele, passa la linea di Renzi: l’Italia voterà no

L’Italia cambia linea sulla querelle tra Israele e Unesco sui Luoghi Santi di Gerusalemme e voterà no la prossima volta che una risoluzione sul tema sarà presentata al Comitato esecutivo dell’agenzia Onu per il patrimonio culturale mondiale. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata all’indomani della sfuriata del premier, Matteo Renzi, che aveva definito “allucinante” la negazione di un legame tra ebraismo e i Luoghi Santi di Gerusalemme, Betlemme e Hebron e aveva preannunciato incontro con il titolare della Farnesina per riesaminare la posizione italiana.

Verso il No

Lo stesso Renzi nella serata di venerdì ha avuto un colloquio telefonico con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “La negazione da parte dell’Unesco del legame tra ebraismo e luoghi sacri di Gerusalemme è assurda, ma si ripete da anni”, ha ricordato Gentiloni, “è l’undicesima volta che l’Italia si astiene. Ricordo che quest’anno per la prima volta i Paesi astenuti sono più di quelli a favore: 27 a 23 con 6 voti contrari. Rispetto alla precedente votazione una decina di Paesi, tra i quali Francia e Svezia, sono passati dal sì all’astensione. Mi rendo conto che questo calcolo diplomatico non è stato capito e che la scelta di voto abbia ferito la sensibilità di molti. Ne ho parlato con Renzi. Alla prossima occasione, in aprile, cambieremo il nostro atteggiamento”.

Imbufalito

“Una vicenda allucinante“, l’aveva definita Renzi da Bruxelles, “ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma, è incomprensibile, inaccettabile e sbagliato. Ho chiesto espressamente ai nostri di smetterla con queste posizioni. Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele. Se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa”. Quella italiana è stata una “posizione tradizionale nel senso che tutti gli anni va in automatico un voto di questo genere, non è la prima volta”, ha osservato il premier, “ecco, siamo andati in automatico, ce ne siamo accorti tardi. Ma questo non vuol dire che la posizione non vada cambiata, io almeno la penso così”. “Penso si debba ridiscutere e riflettere: non è certo colpa dell’ambasciatore”, ma di linea politica “e su questo è stato fatto un errore“, ha insistito Renzi, perché “non si può negare quel che è l’origine, la storia di quella meraviglia, quello scrigno che è la città di Gerusalemme”.

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