Di lui non si avevano notizie dal dicembre 2017. Alessandro Sandrini, 32enne bresciano era partito per la Turchia per un viaggio organizzato nell'autunno 2016, poi aveva fatto perdere le tracce. Stava soggiornando in un albergo di Adana, città turca a 180 chilometri dalla Siria. Allarmante la chiamata alla mamma prima di sparire del tutto: “Non so dove sono, mi hanno sequestrato. Aiutami“. Poi, oltre un anno dopo, un altro segnale, non meno allarmante della chiamata precedente: “Questi non scherzano. Avvisa l'Ambasciata. Mi vogliono uccidere“.
L'appello all'Italia
Ora le tracce di Sandrini tornano alla luce. Site, gruppo Usa che vigila sulle attività delle organizzazioni jihadiste, ha diffuso un video di 53 secondi in cui l'uomo lancia un nuovo appello: “Oggi è il 19 luglio 2018, mi danno l’ultima occasione per comunicare con l’Italia. Se la cosa non si risolverà in tempi brevi mi uccideranno”. L'italiano appare vestito con una tuta arancione, di quelle che in genere vengono fatte indossare agli ostaggi dell'Isis, e alle sue spalle appaiono due uomini con il volto coperto e armati di mitra. Sandrini non dà tuttavia ulteriori informazioni: non si sa né quale sia il gruppo jihadista che lo ha preso in ostaggio e nemmeno se ha chiesto un riscatto per la sua liberazione.
Riserbo della Farnesina
“La Farnesina segue sin dall'inizio con la massima attenzione la vicenda del connazionale Alessandro Sandrini. Come in precedenti casi analoghi, il ministero mantiene – nell'interesse esclusivo del connazionale – il più stretto riserbo sulla vicenda, tenendosi in stretto contatto con la famiglia“. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri, interpellate dall'Agi.