Un anno fa iniziava il calvario di Giulio Regeni. Il 25 gennaio 2016 il giovane ricercatore friulano veniva sequestrato al Cairo, prima di essere torturato e ucciso. Un giallo di cui, ancora oggi, si sa poco o nulla. “E’ stato un periodo intenso, terribile. Un viaggio nell’orrore che diventa sempre più profondo mano a mano che ci addentriamo nei particolari: abbiamo davvero visto e stiamo ancora vedendo tutto il male del mondo” ha commentato la famiglia di Giulio.
A dodici mesi dal rapimento le istituzioni si sono nuovamente strette attorno ai genitori, continuando a chiedere che sia fatta luce sulla vicenda. “Da un anno l’Italia piange la uccisione di un suo giovane studioso, Giulio Regeni, senza che si sia potuto far piena luce sulla tragica vicenda, malgrado gli sforzi intensi della nostra magistratura e della nostra diplomazia” ha detto il presidente Sergio Mattarella. “Il dolore della nostra comunità nazionale è immutato così come immutata rimane la ferma volontà di chiedere giustizia per il crimine efferato che si è accanito contro il giovane. Ai familiari rinnovo, a nome di tutti gli italiani, sentimenti di vicinanza e sostegno. Nel rendere omaggio alla memoria di Giulio e nel ricordare la sua giovane vita spezzata, chiediamo la collaborazione più ampia ed efficace affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia”.
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, si è affidato a una lettera indirizzata alla famiglia Regeni per confermare il suo impegno nella ricerca della verità e successivamente su Facebook ha scritto: “Un anno fa, dopo esser stato brutalmente torturato, veniva ucciso Giulio Regeni. In questo triste anniversario ho deciso di scrivere alla sua famiglia per ribadire che il nostro impegno non verrà mai meno, anche nelle molte difficoltà che stiamo affrontando. Incontrai la famiglia Regeni in Senato alcuni mesi fa, quell’incontro fu toccante: da un lato la loro compostezza davanti ad un dolore incommensurabile, dall’altro la volontà di rassicurarli che lo Stato sarebbe stato al loro fianco. L’Italia non ha alcuna intenzione di cedere, pretende la verità su quello che è successo a Giulio e che sia fatta giustizia“.
Giustizia è la parola chiave scelta anche da Laura Boldrini. “E’ passato un anno, ma il tempo non ha per nulla fiaccato la voce dei tanti, tantissimi che continuano a chiedere giustizia per Giulio Regeni – ha scritto la presidente della Camera – è stata la forza di questo movimento, diffuso e popolare, che ha fatto accantonare le prime ricostruzioni dell’omicidio, ridicole e oltraggiose; che ha sollecitato le istituzioni italiane a difendere la dignità stessa del Paese colpita attraverso l’uccisione di un suo cittadino”.