Se l’Italia e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà “a un inasprimento della procedura sul deficit”: la “minaccia” arriva da Jean-Claude Juncker, presidente della commissione Ue, intervistato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung. “Se alle parole non seguiranno i fatti – ha sottolineato il presidente – per questi Paesi non sarà piacevole”.
Dopo l’allarme, Junker apre alla speranza: “Dovremmo dare fiducia – ha detto Junker – agli italiani e ai francesi. E poi vedremo, proprio a marzo, come sarà andata”. “I governi ci hanno garantito che faranno quanto annunciato – ha spiegato il presidente della Commissione Ue – Per me si tratta ora di sostituire un diktat immediato con una fiducia a lungo termine”. Il richiamo arriva all’indomani dei meeting di Bruxelles con i ministri delle Finanze: l’Eurogruppo ha espresso apprezzamento per i programmi dell’Italia, chiesto che alle parole seguano i fatti e che si attuino misure efficaci per centrare l’obiettivo di riduzione del deficit strutturale.
Intervenuto anche al seminario “Fiscal discipline e investments”, organizzato da Mario Monti a cui partecipa anche Pier Carlo Padoan, Juncker ha inoltre avvertito che “non ci sarà né lavoro né crescita se il debito sale”. Secondo il numero uno della Commissione Ue, per la crescita servono riforme, responsabilità di bilancio, investimenti.
Secondo Junker, i governi dei due Paesi in questione dovrebbero marcare un cambio di passo netto rispetto ai predecessori. “Vorrei ricordare che la commissione presenta delle proposte, ma le decisioni sono cosa dei governi – ha detto Junker al quotidiano tedesco. Per il presidente della Commissione Ue la situazione di dialogo attuale “è meglio, rispetto alla possibilità di imporre prescrizioni senza che poi succeda nulla”.
In linea con Juncker anche il vicepresidente della Commissione, Jyrki Katainen, secondo il quale “servono le riforme oppure tutto sarà inutile. Se restano ostacoli burocratici agli investimenti privati, se l’amministrazione è lenta, se ci sono incognite non finanziarie, il nuovo fondo Efsi potrà far poco”.