Polemiche sui social dopo che a Bergamo, nei giorni scorsi, il sindaco uscente, Giorgio Gori, ora ricandidato per il centrosinistra alle Comunali del 26 maggio, all’inaugurazione di un parco, ha utilizzato un piccolo drappo tricolore per pulire la targa appena scoperta.
L'intervento di Rampelli
Molti i commenti di biasimo nei confronti del primo cittadino bergamasco. Ad intervenire è stato anche il vicepresidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, il quale in una nota ricorda che “la legge italiana tutela il Tricolore” e che “la presidenza del Consiglio dei ministri detta precise regole su come si può utilizzare la nostra bandiera“. “E tra i vari utilizzi – prosegue l'esponente di FdI – da nessuna parte si riconosce la funzione del tricolore come straccio da spolvero. Troviamo inaccettabile il gesto, tanto più se arriva da un sindaco che indossa la fascia tricolore. Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si è reso responsabile di un illecito penale sul quale grava la sanzione morale di tutti gli italiani che amano il Tricolore per il quale si contano tre guerre di indipendenza, la prima guerra mondiale con il sacrificio di milioni di vite. Ci auguriamo che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, risponderà all’interrogazione che sto presentando. Se la magistratura non fa il suo corso – conclude Rampelli -, ci sia almeno un richiamo simbolico da parte dello Stato e le scuse da parte del sindaco Gori”.
La replica di Gori
Il sindaco di Bergamo, Gori, si è giustificato con un post su Facebook, nel quale ha risposto anche ad alcuni attacchi verbali ricevuti sul web: “Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso dal mio gesto, che non rifarei, ma faccio notare che con quel piccolo tessuto tricolore non mi ci sono pulito le scarpe: l’ho usato per lustrare il nome di una donna coraggiosa, uccisa dalla mafia – spiega -. E mi chiedo piuttosto, per i valori che il Tricolore rappresenta, se può dar lezioni di rispetto alla bandiera chi si esprime con tanto odio e violenza verbale. Per non parlare dei simpatizzanti del partito (ieri federalista, oggi nazionalista) il cui capo per vilipendio alla bandiera ci finì condannato – ricordate? – dopo aver detto, in modo più crudo di come riporto qui, che lui col tricolore era solito nettarsi il didietro“.