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Tria scrive a Bruxelles

Nessun giallo, non più almeno: la lettera del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, è stata davvero spedita alla Commissione europea, comprensiva di un'analisi di 58 pagine sul debito pubblico, inclusi spread (dato fino a 293), borse in tensione e anche titoli a breve termine, dati addirittura come peggiori di quelli della Grecia. In sostanza, una missiva che andrebbe a toccare tutte le tematiche impellenti del welfare del nostro Paese (per il quale saltano i tagli che avevano provocato il dissenso dei pentastellati) e che scioglie tutti i dubbi legati ai contenuti circolati in giornata tramite indiscrezione ma che, a ogni modo, dal Mef erano state seccamente smentite. Nella lettera di risposta a Bruxelles, Tria ha specificato che “il governo sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie”, con “piccoli ritocchi anche alla parte sulla flat tax che sarà attuata “nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo”.

Il caso

Un pomeriggio tinto di giallo in via XX Settembre. Il ministero dell'Economia ha smentito in modo categorico  “le notizie di stampa che anticiperebbero i contenuti della lettera che il ministro Tria si prepara a inviare alla commissione Ue”. “Tali contenuti – ha puntualizzato il dicastero – non corrispondono alla realtà. Come si potrà constatare quando si prenderà visione della lettera che sarà firmata dal ministro e inviata a Bruxelles”.

Il testo

Nel testo anticipato si leggeva che “il governo sta avviando una nuova revisione della spesa e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022″.  In un altro passaggio della missiva le nuove politiche di welfare venivano esplicitate come reddito di cittadinanza e quota 100. “L'andamento dell'economia e il gettito fiscale hanno finora superato le previsioni del Programma di Stabilità. – prosegue la lettera smentita – Se il contesto di crescita internazionale non si deteriorasse ulteriormente, l'Italia dovrebbe essere in grado di mantenere questa tendenza positiva fino alla fine dell'anno”. Inoltre, “le nuove entrate non tributarie sembrano destinate a superare le previsioni e l'utilizzo delle nuove politiche del welfare (Reddito di cittadinanza e quota 100) è, finora, inferiore alle stime sottostanti alla legge di bilancio per il 2019. Di conseguenza, le ultime proiezioni del governo italiano indicano che il disavanzo dovrebbe attestarsi al di sotto delle previsioni della Commissione e che la variazione del saldo strutturale dovrebbe essere conforme al patto di stabilità e crescita anche sulla base della stima dell'output gap della Commissione”.

Tasse

In linea con la legislazione in vigore, proseguiva il testo, “il programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l'1,3 per cento del Pil, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020. I partiti politici hanno espresso riserve circa il previsto aumento dell'Iva, ma abbiamo comunque un ventaglio di misure alternative onde garantire il suddetto miglioramento strutturale”. L'esecutivo, si leggeva ancora, intende introdurre “ulteriori misure per semplificare il sistema fiscale e migliorare la fedeltà fiscale. Il Parlamento ha invitato il governo a riformare, fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l'imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media. Si effettuerà anche una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali”. 

Altolà

La voce di una riduzione della spesa per le nuove misure di welfare, in particolare il Reddito di cittadinanza, aveva trovato la ferma opposizione del Movimento 5 Stelle. “Non ne sappiamo nulla – aveva detto Luigi Di Maio a proposito del contenuto della lettera – non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il reddito né quota 100″.

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