Non ci saranno manovre restrittive e correttive, torna a ripetere il ministro dell'Economia Giovanni Tria, ma qualche dato di cui tenere conto c'è e nemmeno di secondo piano. L'allarme, potenziale, lo lancia da Firenze, nel corso del Festival nazionale dell'Economia civile: “Siamo di fronte a un rallentamento della crescita in Europa. Si è fermato il motore, la Germania, di conseguenza si è fermata la parte più produttiva dell'Italia, quella del manifatturiero che esporta. Poi, visto che da dieci anni cresciamo un punto percentuale in meno del resto d'Europa, significa che la nostra economia è allo 'zero' mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8 per cento”. Da qui la decisione di soprassedere, per il momento, a qualsiasi manovra di revisione visto che “siamo in una fase di rallentamento” e “non possiamo stringere”.
Sistema bancario
Preso atto dello stato attuale, in vista del prossimo Documento di economia e finanza (Def) Tria avvisa che non saranno comunque previste manovre espansive, nel senso di alzare il deficit, e ribadisce: “Attaccare il sistema bancario italiano, che è privato e si muove in base a criteri economici, e non solo mettere in dubbio la sua solidità e la sua resilienza a momenti difficili e ponendo sospetto su questo, significa avallare campagne europee che ci stanno mettendo in difficoltà e minare l’interesse nazionale nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all’unione bancaria”. Il capo del Mef parla della situazione economica attuale contestualizzata all'epoca contemporanea: “Siamo in una fase della globalizzazione caratterizzata dalla iperconnettività, che ha portato alla polarizzazione della crescita e questo ha portato all’aumento delle disuguaglianze economiche e alla perdita di controllo di queste connessioni, di queste reti. L’impatto di una crescita così squilibrata si ha nei paesi. Non c’è stabilità finanziaria senza stabilità sociale”.