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Trenta: “Escludo una missione italiana”

Seguiamo una strategia precisa che mira al rafforzamento del contesto di sicurezza e della capacità di governance. Credo fermamente che in Libia sia indispensabile in questo momento dare sostegno alle autorità locali e alle aziende di Stato”. Lo ho detto, in una intervista al Corriere della Sera, la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta.

Nessuna missione

Se la situazione nel Paese nordafricano, ha aggiunto, dovesse precipitare, “escludo categoricamente ogni intervento militare, anche perché a cosa porterebbe? Ricordiamo tutti l'errore del 2011, che ha finito per creare maggiore instabilità mettendo a rischio in primis l'Italia”. Alla domanda su che cosa pensi del generale Khalifa Haftar, Trenta ha risposto: “Penso che debba essere considerato un interlocutore in Libia, poiché rappresentativo di una realtà. Occorre dialogare con tutti”.

La Francia

La ministra della Difesa ha poi espresso perplessità sulla proposta francese di elezioni a dicembre. “sono premature? Credo di sì, ma questo non lo diciamo solo noi, lo dicono anche i libici. Non abbiamo detto nulla di nuovo, i francesi stessi hanno riconosciuto alcuni errori, ora quel che è importante è che l'Unione Europea si mostri compatta al fianco dei libici”. Quanto all'impegno militare francese, Trenta ha spiegato di non poter esprimere giudizi “sull'operato di un Paese estero, diffido quando qualcuno lo fa con l'Italia, ma capiamoci: i libici hanno bisogno di essere sostenuti, non di ingerenze. E questo, mi auguro sia un concetto chiaro a tutti”.  

La Difesa cambia pelle

In chiusura, Trenta ha illustrato la sua proposta di cambiamento per la Difesa: “Penso a un'azione strutturata attraverso la quale le competenze della Difesa vengano messe a disposizione del sistema Italia. Penso per esempio, facendo riferimento alle ultime tragedie, all'azione di supporto che il nostro genio militare può dare al ministero delle Infrastrutture per la verifica della stabilità dei ponti e delle infrastrutture viarie, oppure alla possibilità di usare i satelliti per monitorare lo stato di una infrastruttura civile”.

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