A Torino meglio non aprire le porte e nemmeno le finestre. Questo l’invito rivolto dal Comune del capoluogo piemontese ai cittadini, a seguito del riscontro di un tasso di Pm10 a qualcosa come 114 microgrammi per metro cubo. Una cifra che ha surclassato il limite consentito di 50 e spinto l’assessorato all’Ambiente a valutare “una serie di precauzioni” tra le quali “evitare attività fisica e prolungata all’aperto e, in particolare per anziani, bambini e soggetti con patologie cardiorespiratorie, rimanere il più possibile in ambienti chiusi, evitando anche di aprire porte e finestre”. Un allarme rosso letteralmente fotografato anche dallo spazio, con l’astronauta nostrano, Paolo Nespoli, a immortalare la nube di smog aleggiante sulla Pianura Padana.
Le disposizioni anti-smog
Non cessa, dunque, l’allerta sulla tossicità dell’aria in Italia. Secondo Legambiente, infatti, nel nostro Paese muoiono, “a causa dell’aria inquinata, oltre 60 mila persone ogni anno”, vittime di “esposizione a polveri sottili (PM 2,5), ossidi d’azoto (NO2) e ozono (O3)”. Una situazione che, secondo l’associazione, deriva per la maggior parte dalla “carenza di interventi e misure concrete, con troppi ritardi da parte di Regioni e sindaci”. Una situazione che, al momento, interessa per la maggior parte l’area del centro-nord ma che riguarda in generale tutta la Penisola e che, certamente, richiede immediatezza e tempestività d’intervento per tamponare l’emergenza. Il Comune di Torino, ad esempio, ha chiesto ai suoi cittadini di limitare gli spostamenti a piedi e “di farlo per il più breve tempo possibile muovendosi lontano dalle vie più trafficate”. Da ieri a Torino è bloccato, dalle 8 alle 19, il traffico di tutte le auto private fino ai diesel Euro 4 compresi. Sabato il divieto sarà probabilmente esteso agli Euro 5.
Galletti: “Servono interventi”
Disposizioni simili sono state adottate anche in altri centri piemontesi, costretti a fronteggiare un’emergenza smog sullo stile di Pechino. Secondo quanto spiegato dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, “c’è bisogno di interventi forti per la riduzione delle polveri sottili. Abbiamo bisogno che tutti i comuni di quella zona li facciano insieme, con la stessa determinazione, perché le polveri sottili non si fermano al confine di un comune. E’ quello che abbiamo provato a fare con la firma del protocollo che riguarda quattro Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna), che si sono impegnate a fare le stesse azioni in presenza di certe condizioni. Non dico che questo risolverà il problema. Ci siamo incamminati in una strada che nel breve periodo potrebbe dare risultati”.