Il presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli“, Massimo Gandolfini, ha espresso profonda delusione per il mancato accoglimento, nel ddl sul testamento biologico, “degli emendamenti ragionevoli come quelli che avevamo presentato, tramite il supporto di alcuni parlamentari; ed amarezza perché si inaugura nel mondo sanitario una legislazione pericolosamente contraria alla difesa della vita”.
Il testo approvato dalla Commissione Affari sociali della Camera, secondo l’organizzatore del “Family Day“, introduce nella fattispecie “una sorta di legittimazione del suicidio assistito, che avrà deleterie conseguenze sul rapporto medico-paziente”. Si incrina, quindi, quella “virtuosa alleanza che garantisce il fatto che il medico si pone sempre dalla parte della difesa delle vita e della salute del paziente”.
In particolare, prosegue la nota, “l’indeterminatezza temporale riguardo alla possibilità di sospensione dell’alimentazione e all’idratazione del paziente che la legge prevede, fa in modo che questa richiesta possa diventare un atto meramente eutanasico portato a termine in qualsiasi momento della vita di un malato e non necessariamente in quello terminale”. Secondo Gandolfini “non c’è medico che non possa dare testimonianza che la vera paura del paziente è quella di essere abbandonato non già quella di essere costretto a terapie futili. Infine, confusione e contrasti possono nascere anche dalla possibilità di rifiutare anche solo parte dei trattamenti”. Per questo motivo, annuncia, “torneremo a chiedere la modifica del testo durante la discussione in aula che partirà il prossimo 27 febbraio”.
Il via libera al ddl è arrivato al termine di una giornata di scontri e polemiche, culminata con l’abbandono dei lavori da parte dei deputati cattolici. La Commissione ha infatti approvato il maxiemendamento di riformulazione dell’articolo 3, considerato il “cuore” della legge e relativo alla possibilità per il malato di decidere l’interruzione della nutrizione e idratazione artificiale. La norma contestata recita: “Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere (…) il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali”. Il soggetto può altresì indicare un fiduciario che ne faccia le veci e lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie. Si prevede inoltre la vincolatività per il medico delle disposizioni del malato.