Il Capo dello Stato ha scelto uno dei quotidiani più letti nel Paese per rassicurare il popolo italiano sui rischi del terrorismo e per invitare a non entrare nel “giogo” della paura. “Questo tempo che stiamo vivendo – ha detto Mattarella – non molti giorni fa Padre Jacques Hamel, trucidato nella sua chiesa di St. Etienne-du-Rouvray, l’aveva definito ‘un tempo per essere rispettosi degli altri, chiunque essi siano’. Parole che sottolineano, meglio di qualunque altra cosa, l’enormità del crimine. In queste ultime settimane abbiamo attraversato eventi tristi per il nostro Paese. Dalla strage di Dacca alla sciagura ferroviaria in Puglia, alla strage di Nizza: tanti nostri concittadini hanno perso la vita o sono ancora alle prese con le conseguenze di quegli eventi. Si aggiunge a tutto questo ancora l’attesa di giustizia per la barbara uccisione di Giulio Regeni. E il pensiero corre anche ad altri luoghi (…)”.
Mattarella stringe il cerchio del suo ragionamento. “Per concentrare la nostra attenzione sull’Europa siamo costretti a ripercorrere un itinerario di crimini che va da Utoya a Charlie Hebdo, dal Bataclan al pilota tedesco suicida con centocinquanta vittime, dall’aeroporto di Bruxelles all’assassinio della deputata inglese Jo Cox, dalla strage di Nizza a quella di Monaco e ancora, ad Ansbach, a Saint-Etienne-du-Rouvray. Non vi è soltanto l’assalto, feroce, del terrorismo. Questa stagione sembra dare spazio a ogni tipo di violenza, sembra favorire il propagarsi anche di germi endogeni rimasti a lungo nascosti, sotto controllo, nelle nostre società e che, all’improvviso, esplodono. Ne’ possiamo dimenticare che gli assassini di Parigi e di Bruxelles (e, ancora ieri, a St. Etienne-du-Rouvray) erano nati e cresciuti in Paesi europei. La diversità delle cause di stragi e crimini accresce l’allarme. Sembra davvero che il demone della violenza si sia nuovamente diffuso in Europa (…)”
Il Presidente non si nasconde, e chiama per nome il pericolo, facendo altresì un appello alle comunità religiose: “Naturalmente l’allarme più alto è – come è giusto – per la violenza che nasce dalla propaganda terroristica di ispirazione islamista. Si tratta, oltreché’ del fenomeno più evidente, frequente, efferato, della minaccia più grave e dell’emergenza più importante per l’intera comunità internazionale. Ma non vi è, ripeto, soltanto questa violenza, gravissima e allarmante. Occorre capire da dove scaturiscono, e perché’, tante manifestazioni di violenza che fanno irruzione nella vita quotidiana. La violenza è tornata a diffondersi in Europa attraverso strade differenti. Di fronte a un fenomeno così diversificato e complesso occorre trovare la capacità di analizzarlo nella sua completezza (…) respingendone il proposito criminale di utilizzare la religione per scatenare un conflitto globale. Anche in questo occorre la collaborazione attiva delle comunità religiose d’Europa, particolarmente di quelle islamiche. Si rischia di entrare in una nuova età dell’ansia’. Non si può ignorare o condannare la paura: è un sentimento che va rispettato. Anche il bisogno di sicurezza fa parte della dimensione civica. Occorre rispondervi con grande serietà. Nel mio discorso di insediamento mi sono permesso di dire che lo Stato deve saper assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura. Quel che dobbiamo impedire è che la paura ci vinca. Non possiamo consentire che il nostro Paese, che l’intera Europa, entri nell’età dell’ansia. Questo dovrebbe essere, e deve essere, invece, il tempo della responsabilità”.