Nonostante i grandi sforzi e le risorse “di numerosi miliardi” stanziati “non tutto sta marciando alla velocità necessaria”: a tal proposito “rivolgo oggi il mio invito come capo del Governo a tutte le amministrazioni, dalle Regioni ai Comuni, a fare il massimo sforzo e assunzione di responsabilità per accelerare le procedure”. Il premier Paolo Gentiloni, a quasi un anno dal terremoto che ha distrutto il Centro Italia, fa il punto sulla situazione, aggiungendo: “Siamo al lavoro per superare i ritardi”.
Eccezionale l’impegno dello Stato
“Per una valutazione corretta del lavoro fatto in quest’anno – prosegue il premier -, si deve partire dalla sequenza di eventi sismici di dimensioni davvero senza precedenti, l’accumulo di eventi sismici ha coinvolto 140 comuni colpiti, alcuni centri storici sono stati quasi annientati”. Gentiloni parla di “impegno eccezionale” da parte dello Stato. Poi, nel ringraziare il commissario straordinario, Vasco Errani, per il lavoro svolto nella ricostruzione post-sisma, il premier indica come le responsabilità del commissario saranno ridistribuite: “Errani concluderà il mandato a settembre come previsto e colgo occasione per ringraziarlo, ha fatto davvero un ottimo lavoro. Il Governo continuerà a svolgere un ruolo di coordinamento in un sistema che si evolverà con una maggiore responsabilità di Regioni e territori”.
Errani: “Lascio come previsto, non penso alla poltrona”
Prendendo la parola nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, a cui prendono parte, oltre al premier Gentiloni anche i governatori delle Regioni colpite, il commissario Errani annuncia che le attività scolastiche nelle zone colpite dal sisma un anno fa “cominceranno tutte regolarmente”. “Sono convinto che siamo di fronte a un impianto di ricostruzione che è il più innovativo e completo rispetto a eventi simili del passato – sottolinea -. Per la prima volta si riconosce il cento per cento alle seconde abitazioni, oltre che alle prime. C’è un impianto complessivo a sostegno dell’economia inedito, che vale 1.360 milioni di euro. Va dalle zone franche fino ai danni indiretti fino al sostegno a nuovi investimenti. Il lavoro e l’impresa sono una leva decisiva per contrastare un problema fondamentale per questi territori già da prima, cioè lo spopolamento”. E sui nuovi impianti anti-sismici sottolinea: “Abbiamo indicato norme tecniche grazie al comitato scientifico per assicurare la resistenza sismica e il miglioramento sismico. Abbiamo ottenuto che in tutte le scuole danneggiate si farà l’adeguamento sismico, la programmazione è già iniziata”. Infine, spiega così i motivi della fine del suo impegno come commissario per la ricostruzione post sisma: “Il 9 settembre scade mio contratto, ringrazio Gentiloni e Renzi, con i governi e i premier c’è stato il massimo della collaborazione, era una cosa chiara ed è finita perché era previsto che il mio ruolo finisse con la scadenza del contratto. E’ semplice, non ci sono retroscena, figuratevi se a 62 anni mi metto a fare ragionamenti sulle poltrone“.
L’appello di Legambiente: “Più poteri al commissario
E ad un anno dal terremoto, la presidente di Legambiente, Rossella Muroni, lancia un appello alle Istituzioni: “Il Governo ripensi il ruolo della struttura del commissario straordinario per dargli più poteri e le risorse necessarie per un reale coordinamento” per la rimozione di oltre 2.400.000 tonnellate di macerie nei comuni colpiti dal sisma del Centro Italia. Secondo Muroni, “ognuna delle quattro Regioni ha interpretato le varie norme e ordinanze nazionali che si sono succedute producendo pratiche diverse. Per questo, serve un coordinamento fattivo da parte del commissario straordinario, con l’obiettivo di individuare le migliori pratiche per ogni fase della filiera e renderle operative in ogni Regione”. Le differenze nella gestione delle macerie nelle quattro Regioni “sono troppe – aggiunge Muroni -, già chiedevamo un coordinamento più forte ed efficace e il rischio ora è che diventi più debole, visto l’annuncio delle dimissioni di Errani. Siamo consapevoli delle numerose difficoltà incontrate – le ripetute e importanti scosse sismiche, la vastità dell’area interessata, le strade inagibili e insicure per via delle case pericolanti, le demolizioni necessarie per operare in sicurezza – a cui si sono però sommati ritardi per i provvedimenti modificati in itinere, negli affidamenti dei lavori, nel coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Ma la rinascita dell’Appennino ha bisogno, ora, di una visione unitaria“.