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Tajani si scusa ma la polemica infuria

Da convinto anti-fascista mi scuso con tutti coloro che possano essersi sentiti offesi dalle mie parole, che non intendevano in alcun modo giustificare o banalizzare un regime anti-democratico e totalitario”. Arrivano le scuse da parte del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, dopo la polemica scatenata dalle sue parole su Benito Mussolini e sul suo operato precedente allo schieramento con la Germania nazista. “Sono profondamente dispiaciuto – ha detto Tajani – che, malgrado la mia storia personale e politica, qualcuno possa pensare che io sia indulgente col fascismo. Sono sempre stato convintamente anti-fascista”. Concetto che aveva affermato con forza anche qualche ora dopo aver pronunciato quelle frasi, nello specifico a seguito dell'attacco ricevuto dal leader di S&D Udo Bullmann, rimasto sorpreso dalle sue parole. “Come può un presidente del Parlamento europeo non riconoscere la natura del fascismo?”, aveva detto Bullmann attirandosi l'ira di Tajani: “Si vergogni chi strumentalizza le mie parole sul fascismo! Sono da sempre un antifascista convinto. Non permetto a nessuno di insinuare il contrario”.

L'Anpi attacca

Nonostante le scuse “ufficiali”, però, l'esternazione del presidente dell'Europarlamento continua a far discutere, a cominciare proprio dall'assemblea di Strasburgo, dove l'ordine del giorno è stato in parte modificato proprio per consentire un dibattito sul tema. Proprio dagli europarlamentari, peraltro, era arrivata la richiesta di scuse al presidente o, in alternativa, le sue dimissioni. Dure critiche sono arrivate anche dall'Anpi che, attraverso le parole della presidente Carla Nespolo, ha fortemente stigmatizzato le affermazioni del presidente: “Il fascismo ha fatto cose buone? Tajani lo vada a dire in Etiopia dove intere popolazioni, bambini, donne, uomini, del tutto innocenti, sono state sterminate dall'uso, voluto da Mussolini, dei gas. L'aggressione all'Albania, alla Grecia e alla Jugoslavia? L'onorevole Tajani, lo ignora”. E ancora: “Derubricare il delitto Matteotti come un semplice incidente di percorso in un cammino tutto sommato pacifico, è quanto di più disgustoso si potesse sentire”.

Critiche dalla politica

Sul fronte interno, quasi tutti i partiti hanno unanimemente criticato l'uscita di Tajani: da +Europa con Benedetto Della Vedova (“Assurdo: va bene strizzare occhio a nazionalisti italiani per allearsi con Salvini, ma così è inaccettabile. No concessioni a un dittatore che per prima cosa ha esautorato parlamento e democrazia”) a Romano Prodi (“Quell'affermazione, che poi distingue guerra e non guerra, è molto discutibile. La guerra si era preparata da una politica precedente, non è che sia arrivata improvvisamente”). Dura anche la reazione del Movimento 5 stelle, con il sottosegretario Stefano Buffagni che tuona: “Tajani svela il suo volto; si vergogni per ciò che ha detto su Mussolini. Tra leggi razziali, omicidio Matteotti e gli anni bui della democrazia ricordo che la nostra costituzione si basa su altri valori. Orgoglioso di essere diverso da loro”.

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