L'Italia continua ad essere bersaglio di una minaccia “concreta ed attuale” del terrorismo jihadista. Il Paese è infatti “oggetto dell'attività propagandistica ostile di Daesh e continuano ad essere presenti nel suo territorio soggetti radicalizzati – tra i quali 'islamonauti' italofoni – o comunque esposti a processi di radicalizzazione”. Lo rileva la relazione annuale dell'intelligence presentata oggi. In particolare, viene segnalato “il pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da 'registi del terrore'“.
La minaccia in Italia
Gli 007 sottolineano il “ruolo di rilievo che il nostro Paese da sempre occupa nell'immaginario e nella narrativa jihadista“. La relazione cita poi due casi “emblematici della forza persuasiva della propaganda jihadista, in grado di innescare derive violente in persone apparentemente integrate ma in realtà preda di instabilità emotiva e dissociazione identitaria o religiosa”. Nella relazione si parla della propaganda ostile di Daesh che pubblica messaggi ostili anche in italiano definendola “pressione di natura istigatoria”, che ha “continuato a coniugarsi con l'attivismo di 'islamonauti' italofoni e di italiani radicalizzati impegnati a diversi livelli: dal proselitismo di base a più significativi contatti con omologhi e militanti attivi all'estero, compresi foreign fighters e soggetti espulsi dall'Italia per motivi di sicurezza”. I centri di aggregazione privilegiati potrebbero essere, ad esempio, le carceri, “fertile terreno di coltura per il virus jihadista, diffuso da estremisti in stato di detenzione”.
Viene poi preso in esame il ruolo dei foreign fighters: “si è assistito, più che ad un loro ritorno di massa nei Paesi di provenienza, al loro ridispiegamento in altri teatri. È, tuttavia, possibile – viene rilevato – che aliquote di mujahidin 'europei' cerchino di rientrare illegalmente nel Continente, servendosi per lo più di documenti falsi e sfruttando filiere parentali e reti logistiche”.
Condizionamenti durante le elezioni
I servizi di sicurezza saranno vigili nei confronti delle “campagne di influenza che, prendendo avvio con la diffusione online di informazioni trafugate mediante attacchi cyber, mirano a condizionare l'orientamento ed il sentimento delle opinioni pubbliche, specie allorquando queste ultime sono chiamate alle urne“. Si tratta di una “minaccia ibrida” e prevede un aumento di questo tipo di rischi, “specie in prossimità di passaggi cruciali per i sistemi democratici”.
Se il 2017 ha segnato il ridimensionamento territoriale del Califfato – si legge nella relazione – l'Isis “potrebbe essere ancora in grado di colpire l'Occidente, ed in particolare l'Europa, con attacchi complessi ad opera di cellule ben addestrate”.