“Il soprassalto europeista non si tradurrà in un vero rilancio dell’Europa se non in virtù della capacità di cambiare alcune cose fondamentali del modo in cui lavoriamo insieme nell’Unione”. E’ stato il monito con cui Paolo Gentiloni ha chiuso la due giorni fiorentina su “The State of Union“.
Dopo l’ultimo anno, “uno dei più incerti per la prospettiva dell’Unione europea” il premier ritiene che si possa “guardare ora con maggiore fiducia alla prospettiva dei prossimi mesi e dei prossimi anni”. Ma non c’è nessun automatismo e populisti ed euroscettici sono dietro l’angolo.
E’ da qui che l’Unione deve ripartire, dall'”Europa dei cittadini, l’Europa del popolo“, dalla risposta a “una domanda di democrazia alla quale l’Ue non si può sottrarre”, consapevole di una “dimensione sociale” che deve tenere conto di un contesto che non è più quello del secolo scorso”. E anche se, ricorda il premier, “difendiamo i diritti e le tutele” non bisogna affrontare “il tema con la nostalgia del welfare del secolo scorso”. D’altra parte, avverte, “sottovalutare” i problemi di chi è rimasto indietro “è il miglior regalo che possiamo fare alle forze populiste e anti-europee“.
Il premier parla di un tema che gli è caro, quello dell’inclusione sociale, che non ha solo valenza di solidarietà ma significato politico. “Tutto possiamo fare per rispondere alle tendenze antieuropeiste, tranne rispondere con arroganza, separazione, non partecipazione”. Mancano solo due giorni al turno di ballottaggio delle presidenziali in Francia tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen e Gentiloni è fiducioso. “Non sottovaluto la persistenza di spinte e posizioni nell’opinione pubblica che continuano ad additare l’Ue come radice di tutti i mali, e per qualcuno l’uscita dall’Ue resta la via maestra. Ma so anche che queste si sono rivelate in questi mesi come posizioni di minoranza. E confido che ciò avverrà anche nei prossimi giorni in Francia“.
Una posizione condivisa dal sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, anche lui a Firenze, che vede in Macron “un ottimo candidato, che vuole una Francia riformata per cambiare l’Europa, perché ha fiducia nella Francia e nell’Europa”. L’Italia, da parte sua, conclude il premier, “farà tutto quello che è nelle proprie forze per mantenere vivo il mito costituente, il mito dell’Europa unita“.