Il processo è lungo ma sono stati fatti significativi passi in avanti. La riforma della Costituzione è la grande sfida che Matteo Renzi vuole vincere. Per cambiare il Paese vuole mettere mano alla Carta fondamentale, un totem inattaccabile sino ad ora, chiunque abbia cercato di metterci mano durante la seconda Repubblica è rimasto bruciato. Per andare a dama servono due deliberazioni di Camera e Senato. Il quorum dei due terzi non è stato raggiunto nella prima lettura e quindi la deliberazione avverrà a maggioranza assoluta. Di conseguenza 500 mila elettori, 5 consigli regionali o un quinto dei membri di ciascun ramo del Parlamento potranno chiedere un referendum confermativo. Vediamo in cosa consiste il ddl Boschi.
ADDIO AL BICAMERALISMO. Con la riforma la Camera dei deputati sarà l’unica a detenere il potere legislativo salvo alcune materie su cui potrà intervenire anche il Senato. In più solo Montecitorio potrà votare la fiducia al governo. Sulla legge di bilancio i deputati potranno avere l’ultima parola decidendo a maggioranza semplice senza conformarsi ai rilievi posti da palazzo Madama. Che tra l’altro non potrà più concedere amnistia e indulto.
IL NUOVO SENATO. Sarà composto da 100 membri non elettivi. Questi saranno scelti dai Consigli regionali e da quelli delle province autonome di Trento e Bolzano. Ogni Regione eleggerà poi un senatore fra i sindaci dei rispettivi territori. La ripartizione dei seggi avverrà in proporzione alla popolazione di ciascun ente territoriale ma nessuno di essi potrà avere più di due rappresentanti,
SENATO DEI 100. Altro punto fondamentale è la creazione di un Senato con poteri limitati e composto solo da 100 membri (95 più i 5 di nomina presidenziale). Cambia così l’articolo 57 della Costituzione che invece fissava in 315 il numero dei senatori. I nuovi senatori saranno scelti dai Consigli regionali e dai Consigli delle Province autonome di Trento e Bolzano. Inoltre ciascuna Regione eleggerà un senatore tra i sindaci dei rispettivi territori. La ripartizione dei seggi tra le varie Regioni avverrà “in proporzione alla loro popolazione” ma nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. La durata del mandato dei senatori sarà uguale a quella dei propri organi territoriali. Il capo dello Stato potrà poi scegliere 5 senatori per particolari meriti, ma questi non saranno in carica a vita.
CAPO DELLO STATO. Si alza il quorum per l’elezione che sarà effettuata da Camera e Senato ma senza delegati dei Consigli regionali, visto che questi saranno già rappresentati a palazzo Madama. Occorreranno i 2/3 dell’Assemblea nei primi tre scrutini; dal quarto scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei 3/5 dell’Assemblea, mentre dal settimo i 3/5 dei votanti. Cambia così l’articolo 83 della Costituzione. Sarà il presidente della Camera a esercitare “le funzioni del Presidente della Repubblica nel caso in cui questi non possa adempierle”, mentre “il Presidente del Senato convoca e presiede il Parlamento in seduta comune”. Cambia anche la modalità di elezione dei cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare: non sarà più il Parlamento in seduta comune ad eleggerli ma ora tre saranno eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato.
APPROVAZIONE DELLE LEGGI. La novità più significativa riguarda i ddl proposti dal governo. L’esecutivo potrà accelerare l’iter chiedendo una pronuncia entro 60 giorni. Sono escluse da questa procedura le leggi bicamerali, quelle elettorali, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi che richiedono maggioranze qualificate. La “Boschi” prevede che “il procedimento per l’esame di ciascun disegno di legge, da applicare sino alla pronuncia definitiva, è determinato dai presidenti delle Camere, d’intesa tra loro, sulla base dei criteri indicati dai rispettivi Regolamenti”. Il Senato potrà chiedere modifiche ai ddl approvati dalla Camera con i 2/3 dei voti, e la Camera potrà non accogliere la richiesta solo con la maggioranza assoluta.
REFERENDUM. Le firme necessarie per chiedere un referendum abrogativo saranno ancora 500mila, con il quorum per la validità della consultazione posto al 50% più uno degli elettori (come è adesso). In caso si arrivi a 800mila firme, invece, il quorum scende: sarà sufficiente che vada a votare la metà più uno dei votanti delle ultime elezioni politiche. Sono introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo. Per presentare una legge di iniziativa popolare bisognerà raccogliere 150mila firme.
ALTRE NOVITA’. Per quanto riguarda le leggi elettorali dovrà arrivare in via preventiva il giudizio della Consulta. Novità anche sullo stato di guerra per il quale sarà richiesta la maggioranza assoluta di Montecitorio e non più quella semplice.