Il Reddito di Cittadinanza non piace ai sindacati. Nel corso di un'audizione al Senato sul decretone, Cgil, Cisl e Uil hanno denunciato che la misura può innescare “una vera e propria guerra tra poveri”.
Il nodo dei centri per l'impiego
I rappresentanti dei sindacati hanno sottolineato come “le politiche attive debbano rappresentare un livello essenziale di prestazione per tutti gli utenti e non per i soli percettori del reddito di cittadinanza“. Anche per questo, hanno spiegato, “è importante definire nel più breve tempo possibile le modalità di ripartizione delle risorse tra le regioni interessate all’assunzione delle 4 mila unità di personale da destinare ai centri per l’impiego con l’obiettivo di far partire nel più breve tempo possibile le selezioni concorsuali”. Secondo Cgil, Cisl e Uil sarebbe “necessario fare più chiarezza e rendere maggiormente espliciti gli ulteriori interventi finanziari, visto che le necessità dei centri per l’impiego non sono solo rappresentate dal pur consistente incremento del numero di addetti. Serve insomma un piano di sviluppo dedicato al reperimento delle risorse costante nel tempo”, hanno osservato.
“Iniquo verso gli stranieri”
Secondo i sindacati, inoltre, il Reddito di Cittadinanza ha un carattere “ibrido” perché “coniuga in modo improprio la povertà come criterio di accesso e le politiche attive come interventi previsti”. Inoltre per le organizzazioni sindacali è inaccettabile nei confronti dei cittadini stranieri “il requisito di residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due consecutivi”. I sindacati evocano “il profilo di incostituzionalità”, perché così stando la situazione, la misura è “troppo vincolante nei confronti dei cittadini stranieri, iniquo verso l'intera platea dei soggetti in condizione di bisogno, a partire dai senza dimora ed escludente per i possibili immigrati di ritorno“. “Riteniamo dunque necessario – hanno aggiunto i sindacati – prevedere che i requisiti non entrino in contrasto con le normative comunitarie che regolano le prestazioni di simile natura”.
I dubbi di Caritas e Sant'Egidio
Perplessità su alcuni aspetti della norma fortemente voluta dalla componente 5Stelle del Governo sono anche le associazioni cattoliche. Anche Caritas denuncia l'esclusione nei confronti di migranti non risiedenti in Italia da almeno 10 anni. L'organizzazione denuncia che “un provvedimento di contrasto alla povertà non può invece che essere inclusivo, altrimenti crea la paradossale situazione di generale o implementare condizioni di disagio grave o di diseguaglianza nell'accesso”. Un Reddito di Cittadinanza che “appare eccessivamente sbilanciato sul fronte 'lavorista', piuttosto che su quello dell'inclusione sociale”, con una “multidimensionalità della povertà, con risvolti di salute, psicologici, abitativi, relazionali, che appare trascurata”, a giudizio della Comunità di Sant'Egidio.
La risposta del M5s
Pronta la replica del M5s per bocca del sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi (M5s). “Sarebbe il caso di porsi qualche domanda – dichiara in una nota -: forse i sindacati hanno deciso di schierarsi contro i lavoratori e contro 5 milioni di italiani in difficoltà economica perchè a breve arriverà anche il taglio delle pensioni d'oro degli ex sindacalisti? Pazienza, ce ne faremo una ragione. Intanto, quando il 9 febbraio loro saranno in piazza contro il Reddito di Cittadinanza e Quota 100, noi saremo coi risparmiatori truffati a Vicenza”.