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Si dimette Giuseppe Frigo, Consulta a composizione ridotta in un momento topico

La Corte Costituzionale perde pezzi. Si ĆØ infatti dimesso Giuseppe Frigo, eletto dal Parlamento nel 2008 su indicazione del centrodestra.Ā Una scelta sofferta la sua,motivata da ragioni di salute, e che avrĆ  un impatto immediato sull’attivitĆ  della Corte, chiamata a decidere sull’Italicum. E che, se il ricorso di Valerio Onida al Tribunale di Milano e al Tar del Lazio dovesse andare a buon fine, potrebbe vedersi recapitata la patata bollente del quesito referendario.

FinchĆ© le Camere in seduta comune non provvederanno ad eleggere un nuovo giudice, la ConsultaĀ prenderĆ  infatti le sue decisioni con 14 giudici invece di 15. Un fattore non di poco conto, visto che per le pronunce della Consulta basta la maggioranza semplice, cioĆØ la metĆ  piĆ¹ uno dei voti espressi. Con la conseguenza che se sulla legge elettorale ci sarĆ  una spaccatura a metĆ  tra favorevoli e contrari, il presidente della Consulta, Paolo Grossi, sarĆ  l’ago della bilancia: il suo voto diventerĆ  decisivo, perchĆ© in caso di paritĆ  vale doppio. Un’eventualitĆ  che non si puĆ² escludere a priori: la scelta del rinvio per evitare interferenze con il lavoro del legislatore e con l’esito del referendum costituzionale, fatta dal presidente Grossi, ĆØ stata largamente condivisa dal collegio dei giudici, ma non ĆØ affatto detto che la stessa compattezza si registrerĆ  quando si tratterĆ  di entrare nel merito delle questioni sollevate dai tribunali di Messina e Torino e da ultimo di Perugia.

Per la Corte l’uscita di Frigo- che prima di approdare alla Corte era giĆ  noto come avvocato penalista e professore universitario e che da presidente dell‘Unione delle Camere penali ha condotto la battaglia per l’inserimento nella Costituzione del principio del giusto processo– ĆØ un nuovo terremoto: a febbraio a lasciare a sorpresa il suo ruolo di presidente, ma non di giudice costituzionale, era stato Alessandro Criscuolo, per ragioni familiari. CosƬ come sono esclusivamente privati i motivi che hanno spinto Frigo a passare la mano, a soli otto mesi dalla fine del suo mandato: lo ha fatto su indicazione dei suoi medici, che hanno ritenuto le sue condizioni non compatibili con un impegno gravoso come quello alla Consulta, anche per la necessitĆ  per lui che vive a Brescia, di doversi sottoporre a viaggi continui.

“E’ stata una grandissima esperienza. Sono fiero di essere stato giudice costituzionale. Sono addolorato per essere stato costretto mio malgrado, senza pressioni di nessuno, a lasciare- dice ora Frigo -. In questi anni non c’ĆØ mai stato uno screzio, in particolare con l’attuale presidente e gli attuali giudici. E il lavoro alla Corte ĆØ stato particolarmente gratificante”.

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