Dopo diversi mesi la commissione Finanze del Senato ha ripreso l’esame del ddl delega Lepri per l’istituzione di un sostegno universale per i figli a carico che raggiunga anche autonomi e incapienti. “La prossima settimana si vota – ha assicurato il relatore Moscardelli – e visto il consenso registrato al Lingotto puntiamo a chiudere al più presto”. Resta il nodo coperture, visto che la proposta aggiunge 2 miliardi (4 a regime) ai 19 che oggi si spendono per i vari assegni familiari che sarebbero riassorbiti dal nuovo strumento.
La delega, ha sottolineato Moscardelli, punta a dare a tutti un “sostegno a tutte le famiglie che hanno figli, a prescindere dalla tipologia di lavoro dei genitori” e ipotizza di accompagnare i figli “fino alla loro presunta autonomia“, con un sistema di “decalage”: fino ai 3 anni l’assegno sarebbe più cospicuo, per ridursi tra i 3 e i 18 ed essere ulteriormente limato fino ai 26 anni. Le diverse proposte sono state presentate già a partire dal 2014 e la commissione, dopo un lungo lavoro, è arrivata a scegliere il Lepri come testo base. Si prevede che il governo, entro tre mesi dall’ok del Parlamento alla delega, riconosca “un’unica misura universalistica per ciascun figlio a carico”, abolendo i vari assegni per il nucleo familiare e legando il nuovo beneficio all’Isee.
Fino a 30 mila euro di soglia Isee l’assegno sarebbe uguale per tutti per poi andare a calare nella fascia tra 30 e 50 mila euro di soglia Isee. Il testo prevede anche l’innalzamento della soglia di 5 mila euro per ogni ulteriore figlio a carico e per gli incapienti prevede esplicitamente che “il beneficio sia riconosciuto in denaro”, in modo da superare l’esclusione dalle detrazioni fiscali. Le coperture nella delega vengono individuate “con i risparmi derivanti dall’eliminazione di molte misure oggi previste” e con “ulteriori risparmi di spesa”, come si legge nella relazione al ddl, “così da prevedere una dotazione complessiva in incremento” di “due miliardi nel primo anno successivo a quello di entrata in vigore” delle nuove norme e “di 4 miliardi” a regime.
I tempi finora sono stati lunghi perché “all’inizio c’erano molti testi con approccio diverso, ed è stato necessario un lavoro per creare il consenso in commissione sul testo base da adottare” ha aggiunto Moscardelli. Poi c’è stata “una fase nella quale bisognava creare un consenso politico molto forte non solo in Parlamento. Questo consenso è maturato pian piano fino a diventare oggi portante” con il tema del sostegno alla natalità che è diventato “strategico”. Per questo ora “i tempi della commissione saranno brevi” anche perché gli emendamenti sono una settantina e “anche le opposizioni ritengono il ddl importante, e andremo presto in Aula”.