Adiciotto persone è stato concesso di sbarcare dalla nave Sea Watch, diretta verso l'Italia con 65 persone a bordo. Secondo quanto riferito dal Viminale, lo sbarco sarà concesso “solo ai bambini accompagnati e ad un uomo in precarie condizioni di salute”, e avverrà con l'ausilio di motovedette della Guardia Costiera: in totale, saranno sette bambini a scendere con i genitori (sette madri e tre padri), oltre all'uomo segnalato in gravi condizioni. Una tregua dunque sul tema migranti (nello speicifco la questione dei porti chiusi) sulla quale resta categorico il vicepremier Matteo Salvini, anche quando la discussione si sposta sul piano politico e se si tratta di replicare ai colleghi di governo, anche ai superiori. Nel corso di una diretta su Facebook, il ministro dell'Interno ha fatto sapere che “nessun ministro e neanche il presidente del Consiglio pensi di ordinare a me di far arrivare le navi con i migranti in Italia. Se qualcuno pensa di riaprire i porti ha trovato il ministro e il partito politico sbagliato”. Dichiarazioni arrivate ormai in pieno clima elettorale e nelle stesse ore in cui la nave Sea Watch ha avanzato la richiesta di un porto sicuro, mentre si dirigeva verso l'Italia dopo aver salvato 65 migranti nel Mediterraneo. Ed è anche all'equipaggio della nave ong che Salvini si è rivolto con toni critici: “Erano prima in acque libiche e poi in acque maltesi ma, mettendo a rischio la vita degli immigrati a bordo, vogliono a tutti i costi arrivare in Italia. Questi non sono soccorritori ma scafisti e come tali verranno trattati. Per i trafficanti di esseri umani i porti italiani sono e rimangono chiusi”.
L'attacco
A proposito del tema migranti, nel suo messaggio Salvini torna anche sul filone d'inchiesta catanese, rivolgendosi ai magistrati in modo critico: “Il Tribunale dei ministri di Catania ieri ha ascoltato per ore il mio capo di gabinetto e l’ex capo del Dipartimento dell’Immigrazione del Viminale, come se fossero pericolosi soggetti, in relazione al blocco di un barcone: state usando male i soldi pubblici degli italiani”. E insiste: “Processatemi, non convocate i miei collaboratori, vengo io a Catania domani se volete. Sequestro di persona perché ho bloccato per quattro giorni lo sbarco di un barcone che non ha rispettato le leggi? Ma stiamo scherzando? Ora basta. Processatemi, io non cambio, mi assumo la responsabiltà, insieme al governo, del blocco dell’immigrazione clandestina”.
“Uomini soli al comando”
Nel frattempo, però, continua a salire la tensione anche e soprattutto nel contesto della maggioranza: “Dalle continue dichiarazioni che escono è evidente che c'è chi vuole alzare il livello di scontro – ha detto il vicepremier Luigi Di Maio -. Non c'è molto da aggiungere rispetto agli attacchi al presidente del Consiglio, che ha tutto il sostegno mio e del governo. Dico solo che per la legge dei grandi numeri, se tutti pensano una cosa e c'è un singolo contrario, forse ha torto il singolo. Di uomini soli al comando ne abbiamo già avuti e in Italia non ne sentiamo certo la mancanza”. Sulla questione, dopo gli attacchi ricevuti sul fronte del caso di Legnano, Salvini ha invitato i colleghi del M5s a “lasciar lavorare la Lega” e “a smetterla con tutti questi no”.