Un Seminario di sintesi, ma anche di confronto, per liberare un sistema scolastico sempre più classista, regionalista e discriminatorio, a 20 anni dalla Legge sulla parità. Studi scientifici, voci autorevoli, il confronto con la realtà, convergenze ideali di pensiero, associative, culturali, politiche sembrano confermare che la soluzione è spendere meglio attraverso i costi standard, che rilancerebbero il sistema scolastico, garantendo la libertà di scelta educativa e scuole di qualità. Eppure, a quattro anni dalla ricerca Il diritto di apprendere nuove linee di investimento, si assiste ad un rimbalzo di responsabilità, ad una modalità tutta italiana del ping pong che sacrifica sull'altare della disquisizione il pluralismo educativo. Siamo i migliori filosofi nell'arte del pensiero e dell'azione ma qui, dati alla mano, ne va della libertà di scelta educativa e della qualità della scuola, dunque del futuro della nazione. C'è chi guarda all'evento Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa del prossimo 14 novembre come a un punto fermo del dibattito, non solo per le voci poste a confronto e i temi, ma anche perché si offre una risposta reale alle famiglie che ormai credono, forse, che non valga neanche più tanto la pena parlarne, che ci si debba arrendere alla scuola di stato e alla scuola di élite… quando quelle poche scuole dalla retta sotto i 4mila euro saranno destinate a perire in un triennio.
Oltre il pregiudizio
“La valorizzazione del servizio pubblico di istruzione assicurato anche da soggetti diversi dallo Stato attuerebbe inoltre quel principio di sussidiarietà, presente nella nostra carta costituzionale, che rappresenta il punto di riferimento fondamentale per il passaggio dal Welfare State alla Welfare Society, sempre più necessario in tutto l’Occidente”. È il principio cardine riportato nel documento Autonomia parità e libertà di scelta educativa, pubblicato dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica nel 2017. In un'epoca di tagli alla scuola che possono solo sfociare in un disastro educativo annunciato, l'unico modo per fare chiarezza è fare i cosiddetti “conti della serva” e abbattere quel muro di pregiudizio che aleggia dietro la polemica scuola paritaria vs scuola statale, in un'errata equazione con il rapporto scuola pubblica vs scuola privata. Il dibattitosarà un momento di confronto, moderato da Lorena Bianchetti, giornalista Rai, e vedrà la partecipazione del Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Presidente della Cei, Cardinale Gualtiero Bassetti, di suor Nicla Spezzati, già Sottosegretaria al Dicastero per la Vita Consacrata, del presidente CISM, Padre Luigi Gaetani, con le conclusioni di suor Anna Monia Alfieri, delegata per l’U.S.M.I. Nazionale presso l'Ufficio Nazionale per l'Educazione, la Scuola e l'Università della C.E.I.
Sulle orme della Legge 62
Punto di partenza della discussione è un sistema educativo costruito sull’autonomia delle istituzioni scolastiche e formative, sulla parità tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche non statali e sull’effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie, anche mediante i percorsi dellìistruzione e formazione professionale. L’obiettivo è che tutte le famiglie, per educare i propri figli, possano effettivamente scegliere tra le Scuole Pubbliche del Sistema Nazionale di Istruzione, statali e paritarie, alle medesime condizioni economiche. È questo lo spirito della Legge 62/2000, preceduta dal dettato costituzionale e seguita da numerosi pronunciamenti giuridici europei. Lo strumento del costo standard di sostenibilità, ad esempio, è orientato a far sì che la “libera
scelta delle scuole” non sia più un terreno di scontro ideologico tra partiti, ma sia la procedura trasparente ed efficace per allineare l'Italia ai Paesi civili più avanzati, dove tutte le famiglie, ricche o povere che siano, godano degli stessi diritti di accesso all’Istruzione Pubblica, che non può essere unicamente “statale”, pena il venir meno della libertà di scelta in una pluralità di offerta formativa.
La sostenibilità dell'istruzione
A tale proposito, in occasione del VII Festival della Dottrina Sociale, tenutosi a Verona il 25 novembre 2017, a diciassette anni dalla L. 62/2000, in un confronto con il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente CEI, l’allora ministra dell’Istruzione, la senatrice Pd Valeria Fedeli, affermava: “Credo sia giunto il momento, dopo 17 anni, di cominciare a fare sul serio sul pluralismo educativo e sull’offerta formativa per il diritto allo studio, anche per le scuole paritarie cattoliche. Ci tengo ad annunciare di aver firmato la costituzione del Gruppo di lavoro per la definizione del costo standard di sostenibilità per gli studenti, uno dei punti che ritengo fondamentali per iniziare un percorso insieme”. Non si è lasciato attendere, nel tempo, il supporto trasversale, anche da due autorevoli esponenti di Forza Italia nonché ex ministro della Pubblica Istruzione ed ex assessore lombardo quali Mariastella Gelmini e Valentina Aprea, che hanno riconosciuto come proprio a Valeria Fedeli vada il merito di aver rotto un tabù, prendendo in concreta considerazione, con la nomina di un gruppo di lavoro ad hoc, il modello del costo standard di sostenibilità come criterio di finanziamento dell’intero sistema pubblico di istruzione.