Tempo di pagelle per l’Italia: nell’annuale appuntamento con l’Ocse, il gruppo dei paesi industriali, è promosso il Jobs Act del governo Renzi, ma è forte il sollecito ad effettuare ulteriori riforme. In particolare nel campo dell’istruzione, mercato del lavoro e semplificazione del sistema fiscale. L’Italia deve “migliorare equità ed efficienza” del suo sistema educativo, che “ha un basso rapporto tra qualità e costo e dovrebbe fare di più per migliorare le opportunità per i meno qualificati”. Lo scrive l’Ocse nel suo rapporto ‘Going for Growth’, tradotto “Alla ricerca della crescita”, rilevando, in particolare, le poche risorse destinate al settore. Il rapporto è stato presentato poco prima del G-20.
L’organizzazione bacchetta in particolare il nostro Paese per la spesa per l’istruzione “scesa ben al di sotto della media” e per i numerosi cambi al vertice dell’agenzia per la valutazione della scuola. La riforma individuata dall’Ocse riguarda il miglioramento dell’equità e dell’efficienza dell’istruzione. Lo studio suggerisce di approfondire la valutazione degli insegnanti, di espandere ulteriormente l’istruzione professionale dopo la scuola secondaria, di aumentare le tasse universitarie e creare un sistema di prestiti agli studenti il cui rimborso sia basato sul reddito.
Il gruppo dei grandi Paesi industriali è preoccupato anche del fatto che la mancata ripresa dalla recessione sta portando il reddito pro capite dell’Italia a scendere ancora più in basso rispetto alle principali economie dell’Ocse, stimando che il Pil a persona nel 2013 era inferiore del 30% rispetto alla media dei primi 17 Paesi dell’organizzazione. Il gap è cresciuto: nel 2007 era del 22,7%. L’Ocse insiste inoltre sulle liberalizzazioni, perseguendo tra l’altro la privatizzazione dei servizi pubblici locali e il miglioramento degli incentivi all’efficienza della giustizia civile. Le riforme strutturali sono al centro del lavoro del G-20 per tentare di rilanciare la mediocre crescita dell’economia mondiale.