Torino è al centro di scontri tra studenti e forze dell’ordine alla manifestazione di protesta contro il vertice dei ministri europei del lavoro che si svolge oggi e domani al Teatro Regio. In mattinata c’è stato un fitto lancio di lacrimogeni verso i contestatori, autonomi e No Tav, a due passi dalle forze dell’ordine. Il centro della città è stato blindato per due giorni in occasione del meeting. La Questura del capoluogo piemontese ha schierato 1.500 uomini tra poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia municipale e ha costituito in Piazza Castello un cordone di sicurezza per difendere il luogo del summit dall’assalto dei manifestanti.
I cortei di protesta sono tre e hanno l’obiettivo comune di raggiungere la sede del vertice al Teatro Regio. Il primo, più corposo è quello organizzato dalla Fiom-Cgil partito da piazza XVIII Dicembre. Il secondo, organizzato da universitari e attivisti dei centri sociali ha iniziato il suo cammino da piazza Arbarello. La terza manifestazione è stata organizzata dall’ala antagonista domenica pomeriggio, con inizio da Palazzo Nuovo.
“Rivolgo un appello a tutta la piazza” dichiara Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese in merito alle tensioni con le forze dell’ordine. “Non permetteremo a nessuno di rovinare la nostra manifestazione” afferma. Presenti al corteo anche la Cgil di Torino e del Piemonte e molte categorie, dalla scuola alla funzione pubblica e ai pensionati. Sul palco allestito in Piazza Castello è stato affisso uno striscione con su scritto: “Mai la nostra firma per i licenziamenti”. Una delegazione della Fiom incontrerà il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che partecipano al vertice.
Al vertice partecipano i ministri con delega al lavoro e al sociale dei 47 Paesi membri del Consiglio d’Europa. Presenti anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, il Segretario Generale Cde Thorbjorn Jagland, la vice-segretaria Generale, Gabriella Battaini Dragoni e il sindaco di Torino, Piero Fassino. La scelta di Torino non è casuale poiché il 18 ottobre 1961 ricorre la firma, nel capoluogo piemontese, della Carta che garantisce diritti economici e sociali fondamentali come il diritto alla casa, alla salute, all’istruzione, al lavoro e alla tutela giuridica e sociale.