Sarà il decreto sicurezza il nuovo banco di prova per la tenuta del governo Lega-M5s. Il provvedimento principe del Viminale guidato da Matteo Salvini, preziosissimo in termini politico-elettorali, è stato messo in discussione da una lettera inviato al capogruppo pentastellato Francesco D'Uva da 19 senatori grillini dissidenti.
Avviso al leader
Mossa che va letta come ennesimo segnale di scollamento nei confronti di Luigi Di Maio, capo politico sempre più spesso accusato di scarsa collegialità, il cui effetto è, però, quello di mandare ancora una volta in fibrillazione l'esecutivo, appena uscito dall'affaire inceneritori, per il quale è stata necessaria la mediazione e l'intervento in prima persona di Giuseppe Conte.
Uniti
“Il decreto Sicurezza serve al Paese, sono convinto che passerà entro il 3 dicembre oppure salta tutto e mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro” ha avvertito Salvini. Poco dopo, su Radio Anch'io (Radio uno) sono arrivate le rassicurazioni dell'altro vicepremier, che ha blindato il testo. “Si va avanti anche perché se lo apriamo e lo modifichiamo lo facciamo decadere. Quel decreto va votato, altrimenti non possiamo chiedere di rispettare il contratto di governo“. E rispondendo a una domanda sulla lettera inviata da alcuni deputati M5s che hanno dubbi sul decreto, Di Maio ha chiarito: “Come capo politico del Movimento devo assicurare la lealtà a questo governo: se dico una cosa all'inizio, quella cosa si fa fino alla fine“. Salvini, da parte sua, ha detto di andare “d'amore e d'accordo” con l'omologo “non sono mai andato d'accordo con un politico come con Luigi Di Maio”.
La lettera
Obiettivo della lettera di protesta, che riporta 19 firme pure se due di queste – sembra- sarebbero state aggiunte per errore, è quello di testimoniare la contrarietà ad alcune parti del provvedimento anche se, precisano i firmatari, “non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo”.