Chi ha fischiato Papa Francesco in piazza ha sbagliato”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, nel corso di un'ospitata alla trasmissione “Otto e mezzo” su La7. E' in questa occasione che il leader della Lega è tornato su quanto accaduto in Piazza Duomo, a Milano, quando la folla di ascoltatori del suo comizio di chiusura del percorso di avvicinamento alle elezioni del 26 maggio, ha levato dei fischi contro il Santo Padre non appena Salvini lo ha nominato. In realtà, il riferimento del vicepremier “a sua Santità” aveva assunto toni polemici, avendo affermato, in risposta a un nuovo appello del Pontefice affinché i morti in mare diminuissero, che “noi li abbiamo ridotti”. I fischi, però, si erano già levati dalla platea di Piazza Duomo, circostanza che non poteva sfuggire al ministro che, in trasmissione, ha ribadito lo stesso concetto di cinque giorni fa, ossia di voler “andare in Europa a difendere i valori e le radici giudaico-cristiane”.
La polemica
Ma, di per sé, il discorso di Salvini a Milano, caratterizzato da numerosi riferimenti al cristianesimo, con tanto di Rosario in mano e di preghiera alla Madonna, ha sollevato ulteriori polemiche su una campagna elettorale già fortemente condizionata dalle bagarre sui temi sensibili della politica. Non solo i fischi ricevuti dal Santo Padre ma anche il bacio al Rosario, così come l'invocazione dei santi patroni d'Europa, hanno suscitato la reazione della Chiesa cattolica, concorde nel prendere le distanze dai gesti del vicepremier su un palco che, fra gli altri, ospitava altri leader della destra europea, come Marine Le Pen. La critica più dura era arrivata dal direttore di “Civiltà Cattolica”, Antonio Spadaro: “Non nominare il nome di Dio invano – aveva avvertito in un post apparso via Facebook -. Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio”.
Il mondo cattolico
A livello istituzionale, si era levata la voce del cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, il quale aveva spiegato di ritenere “che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti” e che “invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso”. Una visione sposata anche dai maggiori quotidiani cattolici in Italia, primo fra tutti “Famiglia cristiana”, il quale aveva parlato del comizio in Piazza Duomo come di un esempio di strumentalizzazione religiosa come giustificazione alla violazione dei diritti umani: “Mentre Matteo Salvini esibiva il Vangelo come un amuleto e si affidava al Cuore Immacolato di Maria una nave carica di naufraghi riceveva il divieto di approdare a Lampedusa e l'Onu ci condannava per violazione dei diritti umani. L'uso strumentale feticista della religione del segretario della Lega. Cos'altro manca per suscitare l'indignazione dei cattolici?”.