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Salvini: “Premier indicato dal centrodestra”

Nel rispetto di tutti, il prossimo premier non potrà che essere indicato dal centrodestra, la coalizione che ha preso più voti e che anche ieri ha dimostrato compattezza, intelligenza e rispetto degli elettori”. Lo ha ribadito il leader della Lega Matteo Salvini dalla sua pagina Facebook. “Via legge Fornero e spesometro, giù tasse e accise, taglio di sprechi e spese inutili, riforma della scuola e della giustizia, legittima difesa, revisione dei trattati europei, rilancio dell'agricoltura e della pesca italiane, Ministero per i disabili, pace fiscale fra cittadini ed Equitalia, autonomia e federalismo, espulsione dei clandestini e controllo dei confini” sono le priorità del segretario leghista. “Noi siamo pronti, voi ci siete???”, conclude.

Giorgetti da Minoli

E che la Lega si aspetti l'incarico a Salvini lo ha detto in maniera esplicita anche il suo braccio destro, Giancarlo Giorgetti, intervistato da Giovanni Minoli su La7 per “Faccia a faccia”: “In Parlamento c'è tanta gente eletta nei collegi uninominali che magari ha messo qualche cosa di suo, degli amministratori locali, persone che possono condividere quello che sarà il programma che Salvini proporrà per il governo. Immagino sarà incaricato“. “Su tre cose – ha proseguito – non possiamo rinunciare: un atteggiamento diverso in Europa dell'Italia, il tema dell'immigrazione con una politica di rigore, la flat tax o comunque una politica di incentivi fiscali al lavoro e alla produzione che in questo momento è indispensabile”. Giorgetti ha poi glissato su un suo eventuale incarico all'Economia. “Più che Tesoro c'è il debito. Il tesoro c'era una volta, adesso è ministro del debito” ha detto.

Romani non ci sta

Ma nel centrodestra il clima non è sereno, nonostante l'accordo sui presidenti di Camera e Senato. Romani, a cui evidentemente brucia la mancata elezione alla guida di Palazzo Madama, dopo la lettera al vetriolo con cui annunciava di ritirare la sua candidatura, ha rilasciato due interviste a La Stampa e al Messaggero nelle quali accusa il leader di FI Berlusconi di “non aver aver ottenuto nemmeno il minimo sindacale. E' rimasto con un pugno di mosche in mano. Salvini ha vinto su tutta la linea. Non ho perso io, qui non si tratta del mio nome ma del progetto politico che rappresento e credevo anche Berlusconi perseguisse”.

Brunetta: “Senso di responsabilità”

La replica è arrivata da Brunetta attraverso i microfoni del Gr1, con una difesa del capo di FI ma anche con un monito a Salvini: “Il centrodestra è plurale. Nessuna Opa in corso, non può essere. Nessun rapporto privilegiato tra Lega e Movimento 5 Stelle perché non reggerebbe né dal punto di vista interno né dal punto di vista internazionale” ha detto per poi aggiungere: “Io mi chiamo Brunetta e non Romani. Penso che il presidente Berlusconi abbia avuto l'ennesimo senso di responsabilità non volendo rompere il centrodestra alla prima prova difficile. Abbiamo eletto al Senato una nostra parlamentare straordinaria come Elisabetta Alberti Casellati quindi questa non la considero una sconfitta. Io continuo a dire che il centrodestra ha leadership plurali. O queste leadership riescono a fare sintesi e allora il centrodestra è forte, se non riescono a fare sintesi il centrodestra non esiste più. Esiste solo Salvini ma Salvini ha solo il 17%, e cioè è totalmente subalterno al Movimento 5 Stelle“.

Pd alla finestra

E il Pd? Per ora lascia la palla ai vincitori delle elezioni perché si assumano fino in fondo “oneri ed onori” del governo, come sottolineato anche dal segretario Maurizio Martina. Se poi dovesse rendersi necessario il contributo dei dem per facilitare il lavoro del Presidente della Repubblica in sede di consultazioni, questo non mancherà di certo, aggiunge Martina: “Noi ascolteremo le indicazioni del Presidente Mattarella, ma non voglio nemmeno lontanamente strattonare il Presidente della Repubblica o anticipare scenari che non mi competono. Noi saremo con lui nella valutazione di questo scenario”. Se quelli che hanno vinto “non saranno in grado di garantire una prospettiva, dovremo lavorare e lavorare sodo per mettere la nostra forza al servizio del paese”. Da valutare, tuttavia, quanto rimanga della forza di cui parla Martina in un momento di riassetto del partito. Le elezioni dei capigruppo, martedì, daranno una prima risposta sullo stato di salute del partito.
In campo per il Senato c'è l'ultra renziano Andrea Marcucci, il cui nome ha fatto storcere più di un naso non solo nella minoranza del partito. Se non sarà' lui, tuttavia, ci potrebbe essere lo spazio per eleggere capogruppo un senatore che per storia personale non sia direttamente collegato all'ex segretario, ma goda comunque della sua fiducia, come l'orfiniano Francesco Verducci. Alla Camera, i nomi dei dem in corsa sono quelli di Lorenzo Guerini o del capogruppo uscente Ettore Rosato. Nomi, ancora una volta, che rimandano direttamente ala figura dell'ex segretario. E per questo, la scelta potrebbe essere quella di “andare a dama” con Marcucci, sacrificando Guerini e Rosato in favore di Graziano Delrio, ex ministro vicino a Renzi, ma dal profilo più di garanzia.

L'iter del governo

Le consultazioni del Capo dello Stato inizieranno dopo Pasqua, quasi certamente il 3 aprile: Mattarella vedrà prima i presidenti delle Camere, Casellati e Fico, poi il Presidente emerito Napolitano, quindi le delegazioni dei partiti.

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