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Salvini: “Mai complici di chi traffica droga e armi”

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C'è spazio anche per un momento di commozione al termine dell'intervento di Matteo Salvini in Senato sul caso Diciotti. Il ministro, che già poco prima aveva chiesto scusa per l'emozione manifestata in alcuni passaggi, dopo aver parlato si è seduto con le mani sul volto, visibilmente toccato

L'azione del governo

“Non avrei mai pensato d'intervenire per sequestro di persona, ma lo faccio volentieri” ha esordito il vicepremier nel giorno in cui l'Aula di Palazzo Madama voterà sull'autorizzazione a procedere chiesta dal Tribunale dei ministri. “Per andare a processo – ha spiegato – dovrei mentire”. Chi, ha aggiunto, “sta collaborando allo stroncare il traffico di esseri umani sta dando una mano a chi combatte il business dell'immigrazione clandestina. Io e il governo a cui mi onoro di appartenere non saremo mai complici dei trafficanti di droga e di armi“. L'esecutivo, ha sottolineato, “ha sviluppato misure e azioni per la lotta al contrasto dell'immigrazione clandestina e ringrazio i colleghi di M5s perché le cose si fanno in due, evidentemente”. Salvini ha poi aggiunto che non sarà mai “il ministro che lascia morire in mare qualcuno senza muovere in dito: abbiamo soccorso, salvato e anche aperto un contenzioso”. 

Lavoro difficile

Poi il primo momento emotivamente difficile. “Quando si mette in dubbio che col mio lavoro abbia abusato della mia carica per qualcosa che ho fatto, faccio e rifarò per difendere i miei figli, mi emoziono – ha spiegato -. Meno partenze, meno sbarchi e meno morti con noi: qualcuno invece dei porti voleva i cimiteri aperti“. Il ministro ha sottolineato che “nella ricostruzione del tribunale che il dirottamento imposto dai maltesi, ha comportato un allungamento della traversata di 50 miglia e non 100. E' una fattispecie simile alla vicenda della nave Mare Jonio”. Per il vicepremier “non va sottovalutata la possibilità che i flussi migratori siano veicolo per l'arrivo in Italia di soggetti infiltrati a scopo di azioni violente“. 

“Vado avanti”

Poi la conclusione: “Amo l'Italia, i miei figli e il mio lavoro. Mi ritengo un ragazzo fortunato, ringrazio il buon Dio e gli italiani per l'onore di poter difendere con il mio lavoro che penso di svolgere con onestà, buon senso, coraggio. Comunque votiate vi ringrazio, siate certi che continuerò il lavoro senza nessuna paura, sennò farei un altro mestiere”. 

Alberto Tuno: