Il tentativo dirimente di Giuseppe Conte non è sufficiente a smorzare la polemica Lega-M5s sul caso Siri. Anzi, per molti versi le parole del premier – che ha di fatto “dimissionato” il sottosegretario indagato – diventano pretesto per un ulterio scontro.
La replica
Sentire Matteo Salvini per credere. “Conte mi sfida su Siri? – ha detto il vicepremier a margine di un comizio elettorale a Fidenza – mi sfidi sulle tasse, su qualcosa che interessa gli italiani, non sulla fantasia”. Alla domanda se avesse sentito il premier ha replicato: “No, io lavoro, ieri sono stato col premier ungherese, a lezione di riduzione fiscale cosa che vorrei fosse realtà anche in Italia, invece qualcuno ha tempo da perdere per polemizzare su altro, non sono io”. E ancora: “Mi occupo di tasse, sicurezza, droga, immigrazione e lavoro. Non ho tempo per beghe e polemiche. Quindi chiedetelo a Conte”.
“Stupito”
Sempre fronte Lega, vanno poi registrate le parole del governatore lombardo, Attilio Fontana, che si è detto “stupito” per le parole di Conte. “Evidentemente – ha osservato l'esponente leghista a margine dell'inaugurazione della Milano Food Week – ha prevalso la casacca da politico” rispetto a quella da avvocato. “È un momento molto negativo per chi crede allo stato di diritto – ha aggiunto – Anticipare le conseguenze di una condanna credo sia contrario agli elementi basilari” dell'ordinamento giuridico. Senza contare, ha aggiunto, che sono state divulgate carte che dovevano essere riservate e dunque “su una violazione si è montato un caso di rilevanza nazionale”. “Nessuno lo dice ma è una cosa grave che si ripete ogni volta e credo che bisognerebbe ogni volta – ha concluso – aprire un procedimento contro ignoti per individuare chi ha distribuito le carte. Ma non lo si fa mai”.
5 Stelle
Levata di scudi a difesa del capo del governo, invece, tra i 5 Stelle. Il capogruppo grillino alla Camera, Francesco D'Uva, al Corriere della Sera ha parlato di “soluzione di buon senso“. “Non è né una nostra vittoria – ha sottolineato -, né una sconfitta della Lega, è la vittoria degli italiani“. Siri aveva fatto sapere, pochi minuti prima della conferenza stampa di Conte, che avrebbe temporeggiato 15 giorni prima di, eventualmente, dimettersi ma “non avrebbe avuto senso”, ha osservato D'Uva, perché “la sua posizione politica è già chiara”. “Non mi interessa – ha aggiunto – dire colpevole o non colpevole. La giustizia farà il suo corso, ma c'è una responsabilità politica evidente e quindi è normale che faccia un passo indietro“. Per il ministro Danilo Toninelli, che dopo la notizia dell'indagine ha subito ritirato le deleghe a Siri, “non è una vittoria né un sconfitta di alcuno. Non si può gioire quando un membro del governo viene giustamente invitato a dimettersi e dico giustamente perché mi spiace per lui e la sua famiglia, ma vanno tutelate le istituzioni e l'immagine del governo del cambiamento che ha bisogno della fiducia e del consenso degli italiani che la politica aveva perso”.